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Il difensore ha vinto con il Colonia, con la Roma e poi al Milan ha conquistato tutto fino all'Intercontinentale, ma soprattutto è l'autore del gol che ha regalato i supplementari più belli della storia del calcio: Italia-Germania 4-3
Con una Milano nebbiosa e ancora da bere, oltre che da prendere a esempio sullo sfondo, in un vecchio documentario RAI sul campo d'allenamento il biondo difensore massiccio prova reiteratamente una serie di scivolate in anticipo sui compagni attaccanti: a volte correndogli accanto, per poi spedire la sfera oltre la linea laterale; in altre occasioni superandolo da dietro, per poi alleggerire - dicevano i cronisti di un tempo - la sfera verso il portiere.
Karl-Heinz Schnellinger, un nome che si colloca nella cultura di massa del Novecento, oltre che al centro o ai lati delle sue aree di rigore, perché come difensore oltre a essere arcigno quando ce n'era necessità, era anche particolarmente eclettico, quindi schierabile all'occorrenza come stopper, libero, terzino a destra o a sinistra. Anche mediano un passo davanti alla linea difensiva, per l'attitudine alla lettura tattica e per la qualità del piede, tutt'altro che ruvido.
Uno e ottanta per ottanta chili, proporzioni da granatiere per l'epoca, che oggi invece sarebbero semplicemente nella media, nato a Düren l'ultimo giorno di marzo del 1939, Schellinger dopo aver militato per cinque stagioni nel primo, grande Colonia che la storia del calcio ricordi, nell'estate del 1963 si affacciava sulla nostra Serie A con la maglia della Roma: prima un anno in prestito a Mantova, poi un campionato in maglia giallorossa, con tanto di vittoria della Coppa Italia. Grandi doti, grandi richieste: nell'estate del '65 lo fa suo il Milan, con la cui maglia il tedescone dal piede sensibile disputerà nove stagioni, vincendo tutto ciò che c'è in palio, dalla Coppa Italia a quella Intercontinentale, passando per uno scudetto, due Coppe delle Coppe, una Coppa dei Campioni.
Anche la sconfitta fu memorabile, nei suoi anni da milanista: quella al "Bentegodi" del 1973, la cosiddetta "fatal Verona" che costò lo scudetto della Stella a Rivera e compagni.
Nel mentre, a proposito di cultura di massa, l'estate del 1970, Coppa del Mondo e ore piccole in Italia, una notte in particolare: quella del 17 giugno 1970 allo Stadio "Azteca" di Città del Messico. La Semifinale tra Italia e Germania Ovest, proprio quella. Azzurri in vantaggio per 1 - 0 a novantesimo minuto già oltrepassato, nell'era in cui ancora non si decretava ufficialmente il recupero.
«Due minuti oltre il tempo regolamentare: un recupero clamoroso concesso dall'arbitro Yamasaki!» - così Nando Martellini in telecronaca, dopo il pareggio di Schnellinger in spaccata. Senza il suo gol, dunque, non ci sarebbero stati i supplementari del 4 - 3 e il Secolo avrebbe avuto un'altra partita alla quale venire intitolato.
Dopo aver salutato il Milan nel 1974, aveva disputato un'altra stagione nel Tennis Borussia Berlino, per poi tornarci a vivere, a Milano, dove il suo nome evocherà sempre qualcosa di epico.
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