Zmuda, colosso in patria e triste in Italia

Zmuda, colosso in patria e triste in Italia

Il polacco arrivò al Verona da capitano della nazionale terza al mondiale 1982, ma fu frenato dagli infortuni. Poi 3 anni a Cremona

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La grande generazione polacca non era solo l'artiglieria pesante davanti: Lato, Deyna, Szarmach e poi Boniek. No, c'era molto di più a cominciare da una retroguardia dove davanti al portiere Tomaszewski e poi Mlynarczyk giostravano veri e propri gioielli.

Tra questi un ragazzo cresciuto come livello in maniera esponenziale nel corso degli anni, prima precocissimo e poi uomo d'esperienza, visto anche in Italia quasi al termine della carriera: Wladyslaw Zmuda.

Zmuda capitano della nazionale

Fenomeno di precocità dicevamo, del resto Zmuda è titolare nella difesa della Polonia già a vent'anni, al mondiale in Germania Ovest del 1974. Ragazzo tranquillo e studioso, prenderà anche la laurea in Educazione Fisica, è il gioiello del Gwardia Varsavia, oggi nelle categorie dilettantistiche polacche.

Testa alta, fisico da corazziere, buona tecnica: insomma, un giocatore completo non solo per fare a sportellate. Di quel mondiale Zmuda viene eletto Miglior Giovane e inizia la sua carriera allo Slask Wroclaw mentre sale di grado anche in quella nazionale a cui manca il classico centesimo per fare la lira, o lo zloty, insomma.

Terza nel 1974, argento olimpico nel 1976, così così nel 1978, la Polonia è la squadra che mischia l'atletismo, la forza del gruppo e alcune grandi individualità. Insomma, una che non vorresti mai affrontare per via del suo serbatoio all'epoca senza fine o quasi.

Nel 1982 sembra la volta buona, ma in semifinale senza Boniek squalificato trova l'Italia di Paolo Rossi che passeggia 2-0. Arriva un altro terzo posto ma Zmuda, ormai capitano e stella del grande Widzew Lodz, si mangia le mani.

A quel punto, a 28 anni, è tempo di misurarsi nel campionato più importante del mondo, in Italia. Assieme proprio a Boniek diventa il primo polacco ad atterrare in Serie A, e lo fa vestendo la maglia del Verona.

Gli infortuni

Anche qua, il peso specifico del nostro campionato, con uno dei migliori difensori d'Europa che va in una squadra appena promossa in Serie A. Proviamo a fare dei paragoni con oggi? Meglio di no. Un difensore nel pieno della maturità, pur avendo appena 28 anni ha già al suo attivo tre partecipazioni ai mondiali.

Invece a Verona per Zmuda le cose si mettono subito male. Un infortunio al ginocchio e le operazioni per rimetterlo in sesto che peggiorano la situazione lo costringono ai box per mesi. L'Hellas non sfigura, anzi; però il suo acquisto principale in difesa praticamente non mette piede in campo, se non in 7 occasioni appena.

Inevitabile l'addio, nel 1984, dopo due stagioni deludenti; e in questa vicenda di porte scorrevoli impossibile non pensare al fatto che via Zmuda e dentro Briegel e il Verona vince lo scudetto con un giocatore invece al massimo della forma. Il polacco si perde la favola del secolo, nel calcio italiano, ma rientra nel nostro campionato dalla "porta di servizio": nello specifico, dalla Cremonese.

Dopo qualche mese ai New York Cosmos il buon Zmuda riparte dai grigiorossi allenati da Emiliano Mondonico, mentre appunto l'Hellas vince il campionato. Con la Cremonese invece è retrocessione, con un gol segnato alla Lazio, ma il polacco non abbandona la nave e rimarrà anche in Serie B, senza combinare molto in realtà. 

Gli manca la Polonia, è evidente, ed è lì che ritornerà, cominciando poi una carriera da allenatore che lo porterà a fare il selezionatore dell'under-21. In patria, quello sì, è considerato un mito. 

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