Montella, storia di un portiere mancato

Montella, storia di un portiere mancato

L’Aeroplanino da Pomigliano d'Arco alla nazionale turca: bomber tascabile che si esaltò a Roma, ora commissario tecnico a Euro 2024

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Un piccolo segno del destino, l'esordio della sua Turchia nel giorno del suo compleanno, il 18 giugno 2024 a Dortmund contro la Georgia alle 18. Sono cinquanta per Vincenzo Montella, Commissario Tecnico della Nazionale che, da molto tempo prima rispetto agli olandesi, rappresenta la terra dei tulipani.

Da uno dei fiori più affascinanti, al fior fiore dei suoi gol più belli, in tante stagioni durante le quali, quand'era un attaccante tanto prolifico quanto delizioso da vedere palla al piede, in un crescendo di piazze importanti e di percentuale realizzativa rispetto ai minuti disputati.

 

Storia di un bomber

 

Vincenzo che da bambino, nato a Pomigliano d'Arco e cresciuto a Castello di Cisterna, doveva sospirare per tutto il tempo che trascorreva tra un'occasione e l'altra in cui dallo stipendio del padre, operaio all'Alfasud, si riuscivano a tirar fuori le Lire per andare a godersi Maradona al San Paolo.

La maglia del Napoli non lo avrebbe riguardato; altre latitudini avrebbero cullato i suoi fremiti di rete, allevandoli per poi vederli sbocciare al professionismo: le giovanili dell'Empoli nella seconda metà degli Anni Ottanta, poi la C1 per lo svezzamento definitivo con la società toscana, con la quale il ragazzino mette in mostra tutto il suo campionario da brevilineo: il sinistro chirurgico, la capacità di dribblare in un fazzoletto d'erba, la porta da sentire prima ancora di inquadrarne lo specchio. Per dirla quasi tutta, il suo idolo tra l'infanzia e la prima adolescenza non si chiama Diego Maradona, ma Marco Van Basten, perché la fratellanza del gol conta le reti, non i centimetri di statura. 

Montella tra le due sponde di Genova e Roma

 

Dall'estate del '95 a quella del '99 Vincenzo Montella incastra le sue reti tra i carrugi di Genova: un anno tra i cadetti in rossoblù, quindi tre stagioni da blucerchiato, durante le quali matura come uomo innanzitutto, quindi come centravanti, affinando ulteriormente il suo bagaglio di fondamentali, il suo tocco sopraffino, che si tratti di millimetrici pallonetti o di diagonali che sfrattano i ragni dalle tele cucite laddove finisce di annodarsi l'angolino basso; senza dimenticare il modo in cui "pizzica" la scelta di tempo per il colpo di testa sotto misura, lui che non va oltre il metro e settanta. Negli anni con la Sampdoria, dimostra di meritare due cose: le prime maglie azzurre e i quaranta miliardi di Lire che Franco Sensi sborsa nell'estate del 1999 per mettere il suo fiuto del gol e la morbidezza del suo tocco al servizio della Roma di Fabio Capello. Il rapporto con il tecnico di Pieris vivrà di alti e bassi, a causa delle varie sostituzioni e delle conseguenti polemiche; nel frattempo, però, anche in ragione dei suoi moti di stizza Montella trasforma le incazzature in grappoli di gol, con venature tricolore sempre più evidenti: sono le sue reti, nel girone di ritorno, quelle davvero fondamentali per portare a Roma lo Scudetto del 2001, dopo la grande prima parte di stagione di Gabriel Batistuta.

Alla Roma, ben oltre l'era Capello, Montella resta fino al 2007, per poi tornarvi a chiudere la carriera nel 2008-2009, dopo alcuni mesi al Fulham e un piccolo ritorno di fiamma da blucerchiato.

 

Montella allenatore

 

Dalle giovanili della Roma comincia, nell'autunno del 2009, la sua parabola da allenatore, quella che dopo le panchine di Roma, Catania, Fiorentina, Sampdoria, Milan, Siviglia e Adana Demirspor lo ha portato a essere oggi il Commissario Tecnico della Turchia. Da calciatore, oltre alle tre reti jn venti presenze con la Nazionale italiana, lascia in dote alla storia della Serie A 225 gol in 477 presenze e, per dirla proprio tutta, da ragazzino aveva cominciato facendo il portiere.

 

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