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L'ex centrocampista azzurro fu protagonista nella vittoria del 2016 contro la Roja e torna a quel match: «Non lo dimenticherò mai»
«Non dimenticherò mai quella sfida contro la Spagna. È stato probabilmente il momento più alto della mia storia con la maglia azzurra. Giocare titolare contro gli iberici, batterli e proseguire il nostro cammino agli Europei fu eccezionale. Peccato solo per il modo in cui si concluse quell’avventura». Marco Parolo fu schierato titolare da Antonio Conte nel match contro la Spagna giocato il 27 giugno del 2016 e valido per gli ottavi di finale degli Europei del 2016. L’ex centrocampista di Cesena, Parma e Lazio era una pedina fondamentale negli schemi del ct azzurro. «Era una bella squadra, senza campioni di grido, ma con tanti giocatori che in campo erano in grado di dare tutto. Il mister fu bravo a creare un bel gruppo».
Parolo, se pensa a quella sfida contro la Spagna, qual è il suo primo ricordo?
«Che giocammo una partita perfetta, contro una squadra fortissima, che in quegli anni dominava nei tornei continentali e mondiali. In novanta minuti siamo stati in grado di interpretare ogni singolo momento della partita. Quando c’era da stringere i denti, quando potevamo osare e quando siamo riusciti a sorprenderli».
Sbloccaste il risultato con Chiellini e raddoppiaste con Pellè nel finale...
«In mezzo fu una bella battaglia. Ma ne eravamo consci ed eravamo preparati. Siamo stati bravi a portarci in vantaggio e a gestire il risultato. Abbiamo sofferto, ma non siamo rimasti passivi: ce la siamo giocata ad armi pari fino alla fine. Abbiamo giocato di squadra, esaltandoci nella lotta e mettendo in campo il nostro spirito battagliero».
Quanto sono cambiate oggi Italia e Spagna, rispetto a quelle squadre?
«Quando giochiamo contro la Spagna, spesso si mettono a paragone due idee diverse di calcio: il palleggio contro il pragmatismo. Ma forse posso dire che all’epoca questo tipo di differenza era ancora più marcata. Oggi l’Italia è cambiata: quella di Conte era una squadra che studiava l’avversario ma che, una volta in possesso del pallone, cercava di essere il più verticale possibile. Quella di oggi è un’Italia che cerca il possesso di palla, con un concetto di gioco dominante. La partita sarà un mix di possesso palla e attenzione difensiva. Non dobbiamo dimenticare una cosa: la nostra forza, nei vari percorsi, è sempre stata la solidità difensiva. Rispetto alle altre nazionali, noi siamo sempre stati bravissimi a gestire i momenti difficili delle partite».
Che Italia era, quella del 2016?
«Era una Nazionale con tanta voglia di dimostrare il proprio valore. Con meno qualità rispetto a quella di oggi, ma che era stata costruita a misura del tecnico Conte: un allenatore molto pratico, essenziale. Il mister riuscì a costruire un gruppo che sapeva di rappresentare le aspettative del Paese».
Si può paragonare con quella di oggi?
«Quell’Italia in difesa aveva il blocco Juve, formato dai giocatori che in quegli anni dominavano il campionato. Quella di oggi ha invece il blocco Inter: la squadra che ha vinto lo scudetto e che è formata da molti calciatori italiani. Non è un caso che Bastoni e Barella siano dei cardini di questa squadra, così come lo sono all’Inter. È una formazione a cui piace giocare, che ha qualità nei singoli. Forse senza una vera e propria stella di primo piano, ma con tanta gente che vuole dimostrare».
C’è qualcuno che spicca sugli altri?
«Forse Barella. Uno di quelli che ha un certo background e che in questi anni ha imparato a vincere e a trasmettere la sua mentalità al resto del gruppo. Anche Chiesa ha qualità, così come Scamacca, lo stesso Bastoni, Donnarumma in porta: tutti ottimi giocatori. Ripeto, forse manca la stella che brilla sugli altri, ma stiamo parlando di giocatori che hanno talento».
Che consiglio si sente di dare all’Italia di oggi per battere la Spagna, ripetendo ciò che siete stati in grado di fare voi nel 2016?
«L’Italia di oggi secondo me deve riuscire a far correre la Spagna, magari attraverso il possesso palla: avere la capacità di farli uscire dal loro guscio. Un po’ come facemmo noi, soprattutto nel primo tempo attraverso l’uscita dal basso. Ma soprattutto sarà fondamentale una cosa...»
Quale?
«Saper essere in grado di leggere ogni momento della partita. Ci sarà il momento in cui la squadra dovrà essere aggressiva e quello in cui dovrà invece dimostrare compattezza. Quello sarà il momento in cui dovrà dimostrare di essere in grado di saper difendere, ma con qualità».
Tornando alla sua Nazionale, quanto rammarico c’è per quei quarti di finale con la Germania?
«Un cruccio grandissimo. Oggi la Nazionale del 2021 viene giustamente ricordata per aver vinto l’Europeo. E lo ha vinto grazie ai rigori, in semifinale e nella finalissima. Noi purtroppo non siamo riusciti a superarli i penalty. Per me è una fonte di grande rammarico. Se avessimo battuto la Germania, ce la saremmo giocata fino alla fine con tutti. Anche alla luce di quello spirito di gruppo che si era creato e del quale parlavo prima. Lo stesso spirito che l’Italia di Spalletti deve essere in grado di trovare adesso».
Contro la Spagna chi può essere l’uomo in più, secondo Marco Parolo?
«Io mi gioco Federico Chiesa».
Ha le qualità per mettere in difficoltà la difesa della Spagna?
«Io mi aspetto una gara in cui la Spagna cercherà di tenere il pallino del gioco, di attaccare. Per l’Italia sarà fondamentale difendersi bene e ripartire e Chiesa è un giocatore che ha le qualità giuste per colpire la difesa spagnola. Negli spazi che si andranno a creare potrebbe essere davvero fondamentale. Un’arma in più. Spero che abbia recuperato e che stia bene, altrimenti potrebbe essere un’arma da giocarsi in corso d’opera. Magari a gara iniziata, nel secondo tempo, quando le squadre sono stanche e potrebbero allungarsi. Chiesa è il giocatore che con le sue accelerazioni può davvero spaccare la gara. Le partite durano novanta minuti, anzi con il recupero ancora di più: Chiesa potrebbe anche essere utilissimo nell’ultima mezz’ora».
Si aspetta qualche mossa a sorpresa di Spalletti in vista della gara contro la Spagna?
«Io credo che la gara contro l’Albania possa influire nelle scelte. Siamo usciti un po’ stanchi da quella sfida, con qualche acciaccato. Non penso però a tanti cambi: forse in mezzo al campo uno come Cristante potrebbe aiutare, vista la qualità del centrocampo della Spagna. Ma al di là delle sostituzioni, io credo che Spalletti debba pensare essenzialmente ad un aspetto...».
Quale aspetto?
«Deve iniziare a pensare che, attraverso i cambi, deve avere la possibilità di alzare il livello della squadra. Contro l’Albania la qualità di chi è entrato era diversa rispetto a quella di chi è uscito. Io credo che il mister debba ragionare sul modo migliore per riuscire a bilanciare i cinque cambi, avendo sempre sul terreno di gioco una squadra equilibrata, ma che non disperda il suo potenziale offensivo. Se riuscirà ad avere questo tipo di qualità, allora l’Italia potrà essere ancora più competitiva».
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