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Storie di intrighi estivi: quando Inter e Milan si litigarono il centravanti del Cagliari
Una scaramuccia è un combattimento non decisivo e di breve durata tra due reparti nemici. Dopo anni di sinergie un po' sbilanciate – i milanisti ancora festeggiano per aver strappato Pirlo e Seedorf all'Inter in cambio di Coco e Guglielminpietro – nel periodo post Calciopoli i rossonerazzurri hanno scelto di abbandonare la via della diplomazia di mercato in favore di un perenne battibeccare. Nel giugno 2007, il pomo della discordia è David Suazo.
Primo calciatore dell'Honduras in serie A, è arrivato al Cagliari ancora diciannovenne nel 1998-99, dopo alcune buone prestazioni al Mondiale Under-20, ma a fine anno retrocede in B con la squadra.
Tra i cadetti la sua velocità di punta pazzesca – pare che a diciotto anni, in patria, corresse i cento metri in 11''3 – è come il granello di sabbia che all'interno di un'ostrica potrebbe farsi perla. Basta avere pazienza e forse salterà fuori un prezioso, ma sia lui che il Cagliari hanno bisogno di più tempo del previsto per cominciare a brillare.
Ci vuole l'arrivo di un mastro gioielliere come Gianfranco Zola, che nel 2003-04 a quasi trentotto anni decide di chiudere la carriera sulla sua isola, per aiutare Suazo a sviluppare tutto il suo enorme potenziale e i risultati arrivano fragorosi: l'attaccante honduregno segna diciannove gol e il Cagliari viene promosso in A.
La seconda stagione nella massima serie, complici alcuni problemi fisici, è più complessa del previsto, ma in quella successiva – la settima in Sardegna – segna ventidue gol in campionato e attira l'interesse concreto di Adriano Galliani, che vuole portarlo al Milan, ma i rossoneri si lasciano sfuggire l'affare ripiegando su Ricardo Oliveira. Sarà comunque Champions a fine anno.
Suazo resta in Sardegna un altro anno. Con l'addio di Zola, è stato promosso capitano e a fine stagione salirà al terzo posto dietro Riva e Luigi Piras tra i migliori marcatori di ogni tempo dei sardi, con centodue reti. Per i tifosi rossoblù è un idolo e una bandiera, ma su di lui stavolta ha messo gli occhi l'Inter di Roberto Mancini, campione d'Italia. Il futuro Ct della nazionale lo tempesta di telefonate per raccontargli come intende utilizzarlo nella rosa del 2007-08 e l'honduregno non può che sentirsi lusingato da tanto entusiasmo.
In nerazzurro ci sono già Crespo, Ibrahimovic, Julio Cruz, Adriano, Recoba e addirittura un Balotelli minorenne ma in rampa di lancio, ma per l'allenatore marchigiano Suazo è il complemento ideale a tanto ben di dio.
Il nativo di San Pedro Sula è entusiasta e si vede già interista, a quasi ventotto anni è la sua grande chance, ma i nerazzurri non intendono pagare per intero la clausula di quattordici milioni messa sul suo cartellino. Provano a proporre il giovane Leonardo Bonucci in parziale contropartita – il ragazzo accetterebbe – ma il Cagliari vuole Andreolli, che invece nicchia. L'allenatore rossoblù Marco Giampaolo chiede Robert Acquafresca, bomberino delle giovanili che ha fatto bene in B a Treviso, ma l'italo-polacco vuole restare in veneto. Magari vi interessa Obinna? “No, dai, lasciamo stare”. Non c'è sintonia nemmeno sulla valutazione dei giocatori: insomma, un mezzo disastro.
Siamo ai primi di giugno 2007 e in questo batti e ribatti, Suazo passa le giornate tra il suo appartamento – attaccato al telefonino in attesa di buone notizie da Giovanni Branchini, il suo procuratore – e la spiaggia al Poetto, dove trascorre qualche ora al mare in compagnia della famiglia. L'attesa è snervante e un condor ha preso a volteggiare sopra la sua testa.
“O chiudiamo l’affare nelle prossime ventiquattro ore o non se ne fa più niente”, sbotta il presidente sardo Cellino da Miami e Galliani subodora lo sgarbo ai cugini.
Sembra tutto compromesso, ma al rientro di Cellino in Italia – il 12 giugno – ha un confronto con l'Inter che pare risolutivo. Si scambia una stretta di mano con Moratti, suo omologo nerazzurro, e i due trovano un accordo verbale sulle cifre e sul trasferimento di Acquafresca. Suazo vola a Milano e sostiene le visite mediche con l'Inter.
Il 13 giugno Cellino annuncia: “A me basta la parola di Massimo Moratti: David Suazo può andare all’Inter”, ma le firme tra club non arrivano. Il busillis è la valutazione di Acquafresca, e poi Galliani ha voglia di divertirsi: sogna di vendicare lo sgarbo fatto dall'Inter con Ibrahimovic l'anno prima. Il 18 giugno l'Ad rossonero incontra Cellino a cena e piazza la sua proverbiale zampata: il Milan paga la clausola per intero e in serata annuncia l'acquisto dell'honduregno sul suo sito ufficiale. È il caos.
“Il giocatore ha firmato per noi” s'infuria Moratti. “O accetta questa soluzione oppure resta a Cagliari” ribatte Cellino. E Suazo, in panico, non ci dorme la notte.
Il presidente sardo si giustifica dicendo che ha chiamato più volte l'omologo interista ma quello non gli ha risposto, ma da Milano gli danno del bugiardo. “Io non ho nulla da dire, valutate con i vostri cervelli” rincara la dose Galliani ridendo sotto i baffi.
La sera del 22 giugno, Suazo telefona a Cellino in lacrime, ha paura che quella rossonera sia una mossa per mettere i bastoni tra le ruote all’Inter e spiega di aver già firmato per i nerazzurri.
Il presidente sardo, a quel punto, si mette la mano sul cuore, richiama Moratti e i due si accordano per tredici milioni più Acquafresca. Più di quanto stabilito all'inizio: per lui è una vittoria.
Il Milan, con “sportività”, si ritira, e il bluff di Galliani può concludersi. Il condor, visto com'è andata tra Suazo e l'Inter, con una stagione altalenante e poco più, ha avuto la sua vendetta.
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