Federico Pisani, quel talento spento nella notte

Federico Pisani, quel talento spento nella notte

Il fantasista dell'Atalanta morì nel 1997 a nemmeno 23 anni in un incidente stradale. La curva dei tifosi nerazzurri porta il suo nome e la maglia numero 14 è stata ritirata da allora

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Federico Pisani dovrebbe essere qui con noi oggi 25 luglio a festeggiare i suoi 50 anni. E invece il fantasista dell'Atalanta non c'è più dal 1997, da quando una morte tragica fece calare il sipario su uno dei migliori talenti del vivaio della Dea.

Un incidente stradale, una maglia ritirata, la curva dello stadio di Bergamo che porta il suo nome. Ma Federico "Chicco" Pisani è ormai un lontano ricordo.

Pisani dalla Garfagnana a Bergamo

Pisani è il prototipo del ragazzino che dalla "periferia del calcio" giunge all'Atalanta che lo trasforma in un giocatore di Serie A. A Bergamo Federico arriva a 15 anni, dal Margine Coperta di Montecatini, club affiliato a quello nerazzurro.

Le referenze sono ottime: piccolo, brevilineo, grande tecnica, Fede è uno che cambia le partite con una giocata, una sterzata, un dribbling. Molto attaccato alla sua terra, la Garfagnana (provincia di Lucca ma verso le montagne), qualche anno prima era stato il Torino a interessarsi a lui, ma non si era concluso nulla.

A 19 anni invece con l'Atalanta vince il campionato primavera e il torneo di Viareggio. L'allenatore è Cesare Prandelli, i compagni di squadra tra gli altri Alessio Tacchinardi, Domenico Morfeo, Simone Pavan e William Viali; gente che avrebbe sfondato ovunque, ad altissimi livelli.

Ha già esordito tra i grandi, in Serie A, il 15 marzo 1992: uno 0-0 contro il Cagliari in cui entra al posto di Bianchezi. In tutto per lui saranno 44 le presenze nella massima categoria, con 5 gol.

Dopo una stagione in prestito al Monza, Pisani è protagonista per l'Atalanta anche quando gioca in Serie B, nel campionato 1994-95. E in quello successivo sembra ormai pronto per prendere i galloni del titolare, in una squadra dove l'allenatore è Emiliano Mondonico e davanti gioca con Christian Vieri. I tifosi impazziscono per lui, anche se un infortunio ai legamenti del ginocchio lo frena per sei mesi.

"Ieri era qua con noi ad allenarsi"

Il 5 gennaio del 1997 rientra, contro il Verona c'è uno spezzone di partita. L'Atalanta non ha più Vieri davanti, ma Pippo Inzaghi. Poco male, entra a inizio ripresa, la Dea vince con l'Hellas, gol di Magallanes. Sarà la sua ultima partita da professionista.

Un mese dopo, il 12 febbraio, dopo una serata con la fidanzata Alessandra e una coppia di amici, il tremendo incidente stradale alle porte di Milano, l'auto che cappotta e sbatte su un pilone, muoiono Federico e la compagna, gli altri due intontiti ma illesi.

I compagni vengono a sapere della notizia solo in spogliatoio: mancano solo Morfeo e Foglio, impegnati con l'under-21. Nessuno ci vuole credere. "Ieri sera si era cambiato qui, accanto a me - sono le parole del capitano, Daniele Fortunato - avevamo scherzato". Mondonico è a pezzi, Pisani era uno dei suoi pupilli, quello della scossa anche partendo dalla panchina.

La partita successiva è contro il Vicenza dopo che al funerale in 4mila si sono radunati per rendere omaggio al giovane calciatore morto così prematuramente. Finisce 3-1, una vittoria commovente per i bergamaschi; ogni gol (due sono di Pippo Inzaghi) una corsa verso la curva, a salutare la maglia numero 14, quella di Fede, ritirata quasi subito. Una curva che prenderà il nome proprio di Pisani. 

 

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