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Fu l'anno dell'ampliamento della Serie A, di Stam e Crespo al Milan, Capello e Ibrahimovic alla Juve e Di Natale all'Udinese di Spalletti
Sono passati vent'anni ma l'incipit potrebbe essere lo stesso, oggi come ieri: “Rinchiuso in soffitta un Europeo da dimenticare, la serie A si tuffa nel calciomercato”. La stagione 2004-05 sarà il primo campionato a venti squadre, con sei promozioni dalla B: Atalanta, Cagliari, Livorno, Messina, Palermo e Fiorentina, quest'ultima rinata dalle ceneri di un fallimento e salita dalla C2 alla A in appena due anni. Regole e regolamenti, a seconda dell'interlocutore, sono malleabili. Tutto cambia affinché ogni cosa rimanga la stessa.
Il Milan, vincitore in campionato e coppa Italia, è una squadra completa che l'anno prima ha trovato in Kakà l'elemento fondamentale su cui cominciare a svecchiare la rosa, ma la voglia di competere da subito per un'altra Champions League spinge Galliani e Braida a investire su due profili di grande esperienza: Hernan Crespo e Jaap Stam. Il bomber argentino arriva in prestito dal Chelsea, dove ha collezionato più malanni che gol, e non sembra più al suo prime. Come prima alternativa a Inzaghi – che ha saltato l'Europeo per i postumi di un infortunio – e Shevchenko è comunque un lusso che pochi altri club possono permettersi. Diventerà, nella finale di Istanbul persa ai rigori contro il Liverpool e passata da 3-0 a 3-3 in sei minuti, il primo giocatore a segnare una doppietta all'ultimo atto del massimo trofeo continentale per club che non ha alzato la coppa. E a fine stagione tornerà a Londra in parabola discendente, nonostante i 17 gol stagionali.
Andrà meglio con Stam, preso dalla Lazio per ricreare con Nesta – che ritrova in rossonero – una diga insuperabile che con Maldini sarà a livello di quella degli “Invincibili” di Capello.
Le novità più sorprendenti dell'estate sono in panchina: la Juventus, con Lippi in Nazionale, strappa don Fabio alla Roma – proprio lui che aveva detto “Mai alla Juve” – mentre Roberto Mancini, il tecnico più innovativo della stagione 2003-04, si libera dalla Lazio e firma con l'Inter del suo grande estimatore Moratti, che lo avrebbe voluto già da giocatore.
Le squadre della Capitale, in piena crisi tecnica a causa di proprietà già fallite – Cragnotti ha dovuto passare la mano nel 2003 a causa del crack Cirio, dando avvio all'era Lotito – o in grande difficoltà nel restituire fideiussioni multimilionarie alle banche – la Roma dei Sensi – si affideranno rispettivamente a Caso (un nome, un progetto tecnico) e all'insolito duo Völler/Sella, per tappare il buco creato dalle dimissioni improvvise del nuovo allenatore Prandelli. Per i giallorossi, secondi l'anno prima, è il primo scivolone di un'annata pessima, quella dei quattro allenatori, e il deludente arrivo dell'attaccante egiziano Mido ne è lo specchio perfetto.
Il mister di Orzinuovi, arrivato dal Parma, lascia i giallorossi a causa della malattia della moglie Manuela, ma secondo la biografia di Totti incidono anche degli insulti pesantissimi ricevuti a margine di un'amichevole a Perugia da Cassano, che gli fanno capire quanto sia complicata la situazione in spogliatoio. La Roma chiuderà ottava e la Lazio tredicesima, ad appena tre e due lunghezze dal retrocesso Bologna, terzultimo, per un campionato che si concluderà con dodici squadre – dalla Roma all'Atalanta diciannovesima – in appena quattro punti.
Tecnici a parte, è la Juventus la protagonista del mercato. Il colpo decisivo è il brasiliano Emerson, strappato ai giallorossi come Capello – che lo richiede a gran voce – e come lui tacciato di “tradimento” dai suoi ex tifosi. Passerà alla Roma per quattordici milioni e il cartellino della promessa – poi mai mantenuta – Brighi: Luciano Moggi colpisce ancora, ma hanno già cominciato a intercettare le sue chiamate equivoche. Calciopoli è dietro l'angolo.
L'acquisto più sensazionale, ça va sans dire visto il personaggio, è un giovane attaccante svedese dal profilo greco, dall'altezza fuori misura e dalla tecnica imprevedibile, che con il suo gol di tacco ha di fatto condannato l'Italia di Trapattoni all'eliminazione: Zlatan Ibrahimovic. Dopo lunghe trattative – altra richiesta esplicita di Capello – verrà preferito al crepuscolare Vieri visto in Portogallo, che a maggio era stato a un passo dal ritorno in bianconero.
L'estate 2004 sarà ricordata anche per un altro “ratto” juventino, stavolta a danno dell'Inter, che si vede recapitare ad Appiano il portierino uruguagio Fabian Carini in cambio del futuro Pallone d'oro e capitano dell'Italia campione del Mondo Fabio Cannavaro, dato troppo in fretta per bollito.
I nerazzurri, beffati dalla Juventus con il centrale e terzi alla fine, si rifanno strappando al Real a zero una futura colonna del Triplete come Cambiasso, riportando in Italia dal Chelsea la “bruijta” Veron e acquistando l'esterno goleador brasiliano Ze Maria dal Perugia, uno dei pezzi pregiati della A 2003-04. Mihajlovic, voluto fortemente da Mancini che lo ha allenato alla Lazio, arriverà invece per concludere la carriera e cominciare il suo apprendistato da allenatore.
Tra tanti colpi a effetto, quello che più a lungo influenzerà le sorti della sua nuova squadra lo mette a segno l'Udinese di Spalletti, splendida quarta a fine anno, che dall'Empoli porta in Friuli Antonio “Totò” Di Natale. Se nella sua prima stagione le sue comunque ottime prestazioni saranno oscurate dall'altra novità – Dino Fava, arrivato dal Varese – presto si segnalerà come uno dei bomber più longevi e prolifici del nostro campionato.
Pandev e Di Canio alla Lazio, Miccoli e Chiellini a Firenze, Perrotta e Mexes alla Roma, Barzagli e Barone al Palermo saranno gli altri colpi stagionali.
A fine anno vincerà la Juventus, ma le grandi sorprese saranno Sampdoria e Messina quinta e settima – che quasi non intervengono sul mercato – e il neopromosso Livorno di Lucarelli, capocannoniere con ventiquattro gol e tornato a casa l'anno prima in B al grido “Tenetevi il miliardo”.
All'estero, il Real prende Samuel dalla solita Roma e Owen dal Liverpool, il Barcellona Eto'o dal Maiorca e il nuovo Chelsea del neo campione d'Europa Mourinho Drogba dal Marsiglia. Che botti!
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