Macellari, il calciatore tornato alla vita reale

Macellari, il calciatore tornato alla vita reale

Difensore passato in Serie A anche dall'Inter negli ultimi anni è salito alla ribalta per essersi disintossicato completamente dal pallone e dalla droga, tornando a un lavoro "normale"

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Arrivare vicino al sole e poi bruciarsi. C'è chi finisce a picco e chi riesce a salvarsi. A Fabio Macellari la vita ha offerto la seconda opzione, anche se la prima l'ha proprio sfiorata.

Difensore mancino di Serie A, in pochi anni dal Lecce all'Inter, i soldi e la picchiata. Fine di un certo tipo di mondo, inizio di un altro a velocità decuplicata: poi lo stop, si ricomincia da capo, da zero, o da una vita "normale".

 

Macellari, ascesa e declino all'Inter

 

«Io sono di Sesto San Giovanni. Da ragazzino tifavo per la Juve e andavo a San Siro per sostenerla. Comunque, arrivato su quel campo con l'Inter, mi sembrava di avere realizzato egualmente un bel sogno. Purtroppo è durato poco. Perché uscito di scena Lippi, il tecnico che mi aveva voluto, anch'io sono gradualmente scomparso. Un po' per colpa mia, un po' per la scarsa fiducia della società e di Tardelli: è facile bruciarsi nell'Inter. Quando una squadra cambia ogni anno troppi giocatori, fatalmente qualcuno si smarrisce lungo il percorso accidentato». Riassunto della carriera calcistica di Fabio Macellari, nato nella "Stalingrado d'Italia", Sesto San Giovanni appunto, e arrivato in Serie A con il Lecce e poi il Cagliari.

Una corsa verso l'alto inarrestabile, con il traguardo raggiunto nel 2000, quando l'Inter lo sceglie per farne il terzino sinistro titolare. Grande gamba, grande corsa, un fisico da mezzofondista e la possibilità di toccare il cielo con un dito.

Purtroppo i nerazzurri sono in una fase veramente da "pazza Inter", nonostante Marcello Lippi in panchina. Quella stagione inizia in modo disgraziato con il preliminare di Champions League perso contro il modesto Helsingborgs in cui Macellari è titolare al ritorno dopo essere entrato all'andata dopo l'intervallo al posto di Domoraud. Finirà peggio per i nerazzurri, Lippi cacciato, Tardelli al suo posto a inanellare altre figuracce fino allo 0-6 nel derby. E Macellari intanto scompare, sfiduciato, infortunato, fuori forma.

 

La nuova vita

 

Arrivato a 50 anni, di Fabio Macellari si parlerà sempre come di una meteora. Sì, perché dal 2001 in avanti praticamente il terzino di Sesto San Giovanni sparirà dalla circolazione. Bologna e Cagliari, ma solo le ultime comparsate di una carriera già finita precocemente.

Una valanga di soldi (un miliardo e 300 milioni a stagione), il vizio della cocaina come raccontato dal giocatore stesso anni, dopo, una volta uscito dal giro. «Iniziai a Bologna. Mi feci male al ginocchio. Un brutto infortunio, è lì che ho cominciato a fare qualche cavolata e col Bologna è finita. La cocaina è un brutto vizietto. A un certo punto non è più un piacere, è un qualcosa che ha a che fare con la tua testa. Vuol dire che qualcosa non va bene, che devi mettere ordine e non ce la fai, altro che piacere. Vuol dire che alla base c'è un problema. Senti che vuoi colmare qualche lacuna e non ce la fai. Magari non ti va bene, e allora non ti basta più niente», le parole disperate poco prima del ritiro.

Cagliari come buen retiro, un cambio di vita radicale che l'ha portato a fare da cameriere in un ristorante, il panettiere e perfino il taglialegna e il muratore. Un'altra vita per Macellari aiutando chi ha avuto un altro tipo di sfortune, come i terremotati di Amatrice. Coi soldi messi da parte, per fortuna non del tutto bruciati, un cambio radicale andando poi nelle valli del piacentino: isolato, lontano da tutto e da tutti. «L'idea è quella di stare su al mio casolare e risistemare due-tre stanzettine e probabilmente fare un bed and breakfast. Non ho altri sogni sinceramente. Io sono felice così come sono adesso».

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