Leggi Guerin Sportivo
su tutti i tuoi dispositivi
Uno degli attaccanti più eleganti e prolifici del nostro campionato, recordman di squadre cambiate (13) e di reti segnate senza essere mai stato convocato in nazionale maggiore
Avercene oggi, di Nicola Amoruso. Attaccanti in grado di fare tutto, finalizzatori e rifinitori allo stesso tempo, una sicurezza al momento di averli in rosa, buono per qualsiasi contesto di alto livello.
L'attaccante pugliese ha attraversato quasi vent'anni di professionismo a cavallo tra i due millenni, facendosi trovare sempre pronto. Il ricordo che ha lasciato da giocatore non si può dire nemmeno che sia stato quello di un incompiuto; casomai quello di un giocatore fortissimo in un'era dove emergere era molto più difficile.
Nicola Amoruso ha militato in 13 squadre di Serie A: Sampdoria, Padova, Juventus, Perugia, Napoli, Como, Modena, Messina, Reggina, Torino, Siena, Parma e Atalanta. Ha sempre segnato almeno un gol con ciascuno di questi club, tranne che a Siena. Sta di fatto che in 13 squadre di A non ha mai giocato nessuno. E nessuno ha mai segnato per 12 squadre diverse, in A, tranne lui e Marco Borriello.
Ha lottato per lo scudetto, vincendone pure con la Juventus, è stato un giovane di talento alle spalle di grandi campioni come alla Sampdoria, poi punto di riferimento assoluto per chi stava lottando per non retrocedere.
Con 113 gol segnati nella massima serie e zero presenze in Nazionale, Amoruso è stato il calciatore più prolifico a non aver mai indossato invece la maglia azzurra. Dire che c'era concorrenza all'epoca forse è perfino riduttivo, ma nel "prime" di Nicola davanti a lui nelle gerarchie c'era tutta la generazione poi campione del mondo nel 2006 più i vari Montella e Delvecchio, gli ultimi scampoli di Roberto Baggio e Signori più Vieri e Chiesa: insomma, fenomeni assoluti.
La sua miglior stagione in quanto a numeri? Proprio quella post-mondiale del 2006 quando segna 17 gol con la Reggina in coppia con Rolando Bianchi, nel campionato che i calabresi iniziano con 11 punti di penalità per via dello scandalo "Calciopoli" ma che chiudono con un'incredibile salvezza. In quel 3-5-2 orchestrato da Walter Mazzarri si trovava a occhi chiusi.
Debuttante poco più che maggiorenne in Serie A (12 dicembre 1993) con la maglia della Sampdoria, va detto che Amoruso ha attraversato davvero le più svariate epoche del nostro pallone: basti pensare al primo gol realizzato, il 6 febbraio 1994 sempre con i blucerchiati, in un 6-2 all'Udinese in cui entrò in campo al posto di Ruud Gullit, con Sven Goran Eriksson in panchina.
Anche al Padova in realtà molto bene, in coppia con il giovane croato Vlaovic, trampolino di lancio verso la Juventus a 22 anni. L'esperienza a Torino però, come detto, primo apice di una carriera mantenutasi sempre al top: la stagione 1996-97 in cui i bianconeri di Lippi di fatto hanno 4 attaccanti che ruotano vorticosamente e dove Amoruso scala le gerarchie in mezzo a Vieri, Del Piero, Boksic e Padovano, con Zidane dietro le spalle.
Ci sono partite di quell'anno che la Juventus, con Amoruso protagonista, trasforma quasi in allenamenti agonistici, specie in Europa: ad esempio la semifinale contro l'Ajax in Champions League, o la Supercoppa Europea dove il Psg viene rullato 9-2 tra andata e ritorno.
Sono gli anni dell'apprendistato di lusso per Nicola, campione d'Europa nel 1996 con l'under 21 di Cesare Maldini, unica sua vera gioia in nazionale. Per il resto, una carriera da assicurazione sulla vita in fatto di gol segnati, classe e disponibilità: attaccanti così ne nascono sempre meno.
Condividi
Link copiato