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Stagione 1981-82, la sfida tra il grifone di Gigi Simoni e i rossoblù di Liguori vale la permanenza nella massima serie
Stagione 1981-82, seconda Stella della Juventus che si materializza con il celeberrimo rigore di Brady a Catanzaro e attesa per la Coppa del Mondo in Spagna, nonostante le polemiche che accompagneranno Bearzot e i suoi giocatori fino all'imbarco per il Paese iberico.
All'inizio della stagione, il Bologna ancora detiene, assieme a Inter e Juventus, il primato di non essere mai scesi in Serie B. È anche, tra l'altro, la stagione del debutto in Serie A di un giovanissimo marchigiano che sin dalle prime uscite in maglia rossoblù ha già fatto stropicciare gli occhi a molti: Roberto Mancini. Il gruppo, lasciato da Gigi Radice dopo il soddisfacente campionato 1980-81, è guidato da un totem del calcio italiano come Tarcisio Burgnich. Le premesse per ripetere una più che decorosa Serie A sembrano esserci tutte, eppure le cose iniziano a complicarsi sin dall'eliminazione in Coppa Italia a opera della Reggiana nel girone eliminatorio. L'avvio è stentato a dir poco anche in campionato e la rovinosa sconfitta subita in quella specie di derby regionale che è la trasferta di Cesena provoca l'avvicendamento tra Burgnich e Franco Liguori alla guida tecnica.
Allenatore nuovo, identiche sofferenze, o quasi: il Bologna attraversa la stagione con l'ombra del rischio di retrocedere sempre più cupa di fianco, per ogni giornata da sgranare come il grano di un rosario da un calendario che il 2 maggio del 1982, dopo il rovescio interno al "Dall'Ara" contro l'Udinese (0-2) della settimana precedente, porta i felsinei, con una massiccia rappresentanza di tifosi al seguito, sul terreno del "Luigi Ferraris" di Genova, per il drammatico scontro diretto della terzultima giornata, in una sorta di confronto cromatico fratricida tra rossoblù, contro il Genoa. Mors tua vita mea, o quasi, perché al triplice fischio di Barbaresco, se una delle due dovesse uscire sconfitta, il verdetto della retrocessione si materializzerebbe quasi del tutto. Nella lotta per la sopravvivenza sono invischiate, oltre ai liguri e agli emiliani, Udinese, Cagliari, Cesena, Avellino, finanche il Torino e un Milan che l'onta della Serie B l'aveva appena conosciuta a causa dello scandalo del calcio scommesse, subito dopo il Tricolore della Stella nel '79, che aveva celebrato anche l'ultima danza di Gianni Rivera. Sudore misto a tutta la tensione di una sacrale contemporaneità, ancora non messa in discussione da alcuna pay tv; un midollo spinale di fibrillazione che attraversa lo scheletro della Penisola tramite gli impulsi di milioni di transistor che gracchiano Tutti attaccati alla radiolina "Tutto il calcio minuto per minuto" e fanno sobbalzare intere città a ogni cambio di linea; soprattutto, a ogni interruzione, come quella della chiamata dal "Ferraris" dopo dieci minuti, col sottofondo di una specie di esplosione: Genoa in vantaggio con un gol di Francesco Boito. Da quel momento, il Bologna svilupperà una manovra apprezzabile, con un vero e proprio forcing nel secondo tempo, ma il pareggio non arriverà, con l'incrocio dei vari risultati che avvicina ancora più al baratro Mancini e compagni. Due settimane più tardi, sul terreno del "Del Duca" di Ascoli, dopo essere passato in vantaggio con Mozzini, il Bologna cadrà al novantesimo, con il 2-1 per i padroni di casa siglato da Greco, dopo il pareggio di Torrisi arrivato venti minuti prima. Cambia la storia del calcio italiano, oltre a quella di un club che per la prima volta sente sotto il palato il fiele della retrocessione. Nel vuoto del precipizio verso la Serie B, al dolore dei bolognesi farà eco quello del popolo milanista, per la seconda volta nella storia del club rossonero, e dei tifosi del Como, già condannato da parecchie settimane.
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