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Nella squadra rossonera che conquistò il decimo scudetto nel 1979 alcuni giocatori provenivano dai rossoblù
C'era tanto Bologna nel Milan che nel 1979 conquistò lo scudetto della Stella, il decimo della storia del Diavolo. Ex e futuri rossoblù in realtà, in una sorta di chiusura del cerchio. Due dei titolari della squadra allenata da Nils Liedholm, Aldo Maldera e Stefano Chiodi, avevano avuto un passato sotto le Due Torri. E dalla panchina rossonera si alzava, in caso di necessità, l'attuale responsabile dell'area tecnica del Bologna, Giovanni Sartori.
Quella squadra, il Milan "della Stella", come centravanti aveva deciso di puntare su un attaccante tutto sostanza, poco appariscente e a cui nessuno avrebbe dato grande fiducia: Stefano Chiodi. Bolognese di nascita e di formazione calcistica, in quella stagione segna 7 gol ma appena uno su azione: per il resto 6 rigori, un cecchino infallibile. Dal dischetto tirava bene o male sempre alla stessa maniera, una "stecca" decisa senza lasciare spazio di manovra al portiere. Liedholm però lo adora, per lui è fondamentale grazie alla sua capacità di movimento e di prendere un sacco di botte dai difensori, lasciando spazio per le incursioni dei vari Bigon, Novellino, Antonelli o Buriani. Capelli lunghi da ribaldo, appena due stagioni in rossonero ma con l'orgoglio di aver lasciato il segno nell'anno della Stella. "Ero un ragazzino, lì per lì non riuscii neanche a capire bene quello che avevamo fatto. A quell'età le cose ti sbattono addosso e tu non sei preparato. Il vero senso della nostra impresa l'ho compreso soltanto dopo", ricorderà.
In rosa però c'era anche Aldo Maldera, un pezzo di storia del Milan negli anni Settanta e primi Ottanta; tutti lo accomunano giustamente al Diavolo, con lo scudetto pure conquistato con la Roma, ma da giovanissimo il terzino aveva avuto una mezza stagione in prestito al Bologna, tra il 1972 e il 1973. Era davvero un ragazzino, Maldera, all'epoca: appena 3 le presenze. Molte di più invece con il Milan, condite da ben 9 reti nella stagione della Stella.
Giovanni Sartori oggi viene giustamente riconosciuto come un mago del mercato, il costruttore nel corso degli anni di varie "squadre-miracolo", dal Chievo all'Atalanta fino appunto al Bologna, suo attuale club dove ricopre il ruolo di responsabile dell'area tecnica. Bene, naturalmente Sartori è stato anche un calciatore, di discreto livello, capace di conquistare lo scudetto della Stella con il Milan di fatto da riserva di Stefano Chiodi. Sette presenze e zero gol, un'occasione persa per l'attaccante lodigiano, che non riesce a ingranare nella prima stagione in cui di fatto i rossoneri contano su di lui al cento per cento dopo 3 annate spese in prestito qua e là per la penisola: Venezia, Udinese e Bolzano. E pensare che aveva esordito col botto in maglia rossonera, segnando ben 5 gol nell'edizione 1977-78 della Coppa Italia, quando questo torneo disputava la sua fase finale a campionato finito, a cavallo tra primavera ed estate: due di questi addirittura alla Juventus. Milan che però uscì a un passo dalla finale a vantaggio del Napoli, per via degli scontri diretti sfavorevoli. Comunque Sartori, una delle perle del settore giovanile milanista all'inizio degli anni Settanta, può fregiarsi del titolo della Stella, nonostante poche presenze e un impatto davvero minimo. Dopo il tricolore venne ceduto alla Sampdoria, mantenendosi sempre più o meno a livello di Serie B, concludendo poi la carriera nel Chievo, la prima squadra su cui la sua mano di dirigente, stavolta sì, lascerà il segno.
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