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Da Altobelli a Cuadrado, passando per Pirlo, Vieira, Ibrahimovic, Vidal e la tanto discussa operazione Carini-Cannavaro: è lunghissima la lista dei calciatori che hanno vestito le maglie di entrambi i club
“Il mio contratto con l'Inter è finito. Dopo la Coppa America comincerò a cercare una squadra. Ma con l'Italia ho chiuso. Ormai c'è diffidenza intorno al mio nome”. Confessava così da Maracaibo il portiere uruguaiano Fabian Carini, con molta amarezza, al momento di lasciare la Serie A nell'estate del 2007, alla scadenza del suo accordo con i nerazzurri: “L'Italia mi ha fatto diventare milionario ma ha rovinato una parte della mia carriera. Non basta un portafoglio ricco per essere felice”. Di certo aiuta, diciamolo. Appena tre anni prima, ad agosto 2004, era stato protagonista involontario dello scambio di giocatori più scellerato della storia del nostro campionato, con Moggi e la Juventus a fregarsi le mani per aver portato a casa a prezzo di saldo Fabio Cannavaro e l'Inter convinta di essersi liberata di un giocatore finito e di un contratto pesante da 4,5 milioni di euro, guadagnandoci il ricambio perfetto per il trentatreenne Toldo. Nota di colore: al posto di Cannavaro si pensava di promuovere titolare il carro armato paraguaiano Carlos Gamarra, che qualche anno fa ha provato a darsi all'MMA.
È quasi superfluo rigirare il coltello nella piaga ricordando i due Scudetti – poi revocati – vinti da Cannavaro a Torino e il suo epico Mondiale 2006 da capitano dell'Italia concluso con la coppa e il Pallone d'Oro, ma qualcuno doveva pur farlo. Carini doveva compiere venticinque anni, ma dai giornali veniva presentato sempre come un giovanissimo, forse per giustificare le due stagioni e mezza di parziale inattività a Torino. Veniva da sei mesi allo Standard Liegi – dove restò anche durante il primo dei quattro anni di contratto con l'Inter – ed era il portiere titolare della sua nazionale, ma il macigno di un confronto tanto impegnativo lo ha schiacciato. Lo ha reso una barzelletta, l'esempio perfetto per sottolineare l'incapacità e la miopia di alcuni dirigenti quando si tratta di fare un'operazione di mercato osservando anche i valori tecnici e non solo i potenziali ricavi. Questa trattativa scellerata non è stata l'ultima tra le due squadre protagoniste del “derby d'Italia” e sicuramente non fu la prima poiché bisogna tornare indietro sino al 1927 per riprendere le fila degli scambi tra Juventus e Inter.
Si dice che la prima volta non si scorda mai e forse bisognerebbe chiedere a qualche nonnetto ultracentenario se può delineare meglio i contorni dello scambio tra l'attaccante interista Luigi Cevenini – conosciuto come Cevenini III, perché aveva ben quattro fratelli che in una partita hanno indossato tutti insieme la maglia nerazzurra – e il difensore campione del mondo Gigi Allemandi, protagonista suo malgrado del primo grande caso di corruzione del calcio italiano e che all'epoca rischiava di essere squalificato a vita. Alla lunga l'Inter ci guadagnò, ma anche in quel caso il rischio di andare incontro a un disastro fu altissimo.
Nel 1968 il portiere Giuliano Sarti, a fine carriera, passò dall'Inter alla Juve, ma il caso più clamoroso avvenne nell'estate 1976, quando Boninsegna firmò per i bianconeri (che inizialmente chiesero pure “800 milioni in contanti”) e i nerazzurri presero Pietro Anastasi. Erano entrambi in rotta coi rispettivi allenatori e il secondo aveva cinque anni meno del primo, ma chi fece l'affare? Ancora Madama, purtroppo per il Biscione. Il primo a dirlo fu proprio Boninsegna, con poco tatto verso il collega: “L'affare l'ha fatto Boniperti, è riuscito a cedere un attaccante che non gli serviva e a incassare almeno trecento milioni”. Anastasi reagì piccato, e per portare acqua al suo mulino mise sul piatto della bilancia le vittorie del passato e le presenze in Nazionale, che ahimè non sanno tirare calci a un pallone. “Bonimba”, che aveva già soffiato il posto di Anastasi al Mondiale di Messico '70, quando l'attaccante juventino si era infortunato al basso ventre per un colpo subito per scherzo da un massaggiatore, fu protagonista di due Scudetti. “Pietruzzu” si scoprì declinante e dopo due stagioni grigie emigrò ad Ascoli. Prima di riprovarci con Cannavaro-Carini, l'Inter ha aspettato quasi trent'anni per ritentare una trattativa uno a uno – con gli esiti che tutti conosciamo – ma nella storia non sono stati pochi i giocatori a vestire il bianconerazzurro, senza destare troppo scandalo tra i tifosi.
Tardelli, bandiera juventina, nel 1985 passò per due stagioni all'Inter con il solo picco di una doppietta al Real Madrid prima di godersi il meritato riposo del guerriero. Altobelli, 209 reti in 466 presenze in nerazzurro, nel 1988 assaggiò il frutto proibito indossando lo zebrato, ma il retrogusto fu decisamente amaro: con Trapattoni in panchina – qualcuno se lo ricorda a Torino? – e Aldo Serena al centro dell'attacco, altro ex Juve, l'Inter conquistò lo Scudetto dei record.
Poi c'è stato Dino Baggio nel 1991, in prestito un anno dalla Juve all'Inter come indennizzo per liberare Trapattoni. Quindi Luigi De Agostini e Schillaci nel 1992 e poi Peruzzi e Davids (e Marcello Lippi) nel 1999, tutti da Torino a Milano. Fino ai casi “post-Carini” di Ibrahimovic e Vieira all'Inter nel 2006, con i bianconeri in B per calciopoli, del brasiliano Lucio, di Pirlo, Bonucci, Asamoah, Vidal fino all'ultimo “scandalo”, Juan Cuadrado, scudettato all'Inter dopo una vita juventina, ma per quasi tutta la scorsa stagione in infermeria. Visto lo storico, ci sentiamo di consigliare all'Inter di trovare altri interlocutori per le prossime trattative di mercato. Non ce ne vogliano a Torino.
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