Di Vaio, l’ex di Lazio-Bologna

Di Vaio, l’ex di Lazio-Bologna

Debuttò con Zoff e si impose con Zeman: con Nesta aveva vinto uno scudetto Primavera Ora è il ds in carica dei rossoblù

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Roma e Bologna, le due città più importanti nella vita e nella storia calcistica di Marco Di Vaio. Nella Capitale è nato, cresciuto, si è affacciato al grande calcio e ha esordito in serie A; in Emilia-Romagna ha chiuso la sua avventura italiana da calciatore e ha iniziato quella di dirigente sportivo. Marco Di Vaio ha scritto alcune tra le pagine più belle del calcio italiano, a cavallo tra l’ultimo decennio degli anni Novanta e il primo dei Duemila. Ha vinto scudetti, coppe internazionali, ha vestito la maglia della Nazionale e ha segnato gol a raffica: 142 in Serie A, 270 in tutta la sua carriera professionistica.

Per la Lazio e per il suo settore giovanile, rappresenta ancora oggi un motivo di orgoglio e un grande rimpianto: ha vestito la maglia biancoceleste da bambino ed è arrivato in prima squadra. Ha fatto parte del gruppo che agli ordini di Mimmo Caso conquistò il titolo Primavera nel 1995: insieme a lui c’erano Alessandro Nesta, Daniele Franceschini, Alessandro Iannuzzi, Flavio Roma e tanti altri calciatori capaci di lasciare il segno nel calcio che conta.

Dopo quel titolo, arrivato al termine della sua prima stagione con i grandi, sembrava destinato a una carriera lunga e gloriosa nella Capitale, vestendo la maglia della sua squadra del cuore. Ma il destino ha scritto per lui un altro finale. Di Vaio ha sviluppato la sua carriera altrove: ha lasciato un ricordo indelebile a Salerno, a Parma e nella Juventus si è tolto la soddisfazione di laurearsi campione d’Italia. Ha segnato gol a raffica in Spagna, in Francia e in Canada, mentre a Bologna ha lasciato il segno. Ora è diventato un dirigente famoso e apprezzato: ha trascinato i rossoblù alla storica qualificazione in Champions League, ha affrontato momenti complicati (su tutti la malattia di Sinisa Mihajlovic) e si è preso la responsabilità di scelte importanti. Con lo stesso spirito e la sfacciataggine che mostrò, quando si affacciò per la prima volta nel calcio dei grandi.

 

Di Vaio e il gol all'esordio 

A farlo esordire in prima squadra fu Dino Zoff, che lo lanciò nella mischia il 29 settembre del 1993 nella trasferta di Plovdiv, primo turno di Coppa Uefa. A distanza di poche settimane, il secondo match: la sfortunata sfida di Coppa Italia contro l’Avellino. Di Vaio si affaccia in prima squadra, poi torna a segnare gol a raffica in Primavera.

Il vero esordio in campionato arriva il 20 novembre del 1994: Zdenek Zeman, che lo aveva testato e valutato in ritiro, lo getta nella mischia nella ripresa della sfida con il Padova. Una gara complicata, che arriva in un momento difficile per i biancocelesti, reduci dalla vittoria faticosa con la Cremonese (1-0) e dal pareggio con la Reggiana. I biancorossi, allenati da Sandreani, sbloccano il risultato con Maniero e gelano l’Olimpico. Rambaudi pareggia a fine primo tempo e solo una sfortunata autorete di Lalas, consente alla Lazio di ribaltare il risultato. Zeman (dopo una rete di Signori) si affida a Di Vaio, che impiega pochi minuti a bagnare il suo esordio in Serie A, con uno splendido gol: sull’assist di Rambaudi, controlla con il sinistro e insacca di destro in diagonale. Festeggia il primo centro in A correndo all’impazzata verso la panchina: ad attenderlo, per soffocarlo in un abbraccio, c’è Alessandro Nesta, suo amico e compagno di mille battaglie nelle giovanili.

Chiude il suo primo campionato con altre due reti: entra nel tabellino dei marcatori nello storico 8-2 contro la Fiorentina di Ranieri e segna anche al Genoa, la gara successiva all’eliminazione in Coppa Uefa contro il Borussia Dortmund. Il suo gol riporta un po’ di serenità in uno stadio Olimpico che si era trasformato in una polveriera. A fine stagione vince lo scudetto con la Lazio Primavera, guidando l’attacco biancoceleste nella doppia finale con il Perugia. La sua seconda stagione laziale parte con il piede giusto: nonostante la forte concorrenza in attacco (Signori, Casiraghi, Boksic, Rambaudi ed Esposito), va in gol in Coppa Italia (sul campo del Chievo Verona) e in Coppa Uefa, nella trasferta di Nicosia.

 

In Italia e all'estero 

Nel corso del mercato invernale, decide insieme alla Lazio di lasciare la Capitale per provare a giocare con maggiore frequenza: passa in prestito al Verona, poi al Bari. La speranza di tornare a Roma dopo aver fatto apprendistato, sparisce all’improvviso. La Lazio lo lascia andare e Di Vaio si ricicla a Salerno: porta a suon di gol i granata in A, poi nella stagione 1998-99 segna 12 reti nel massimo campionato. Al Parma arriva il definitivo salto di qualità: tre stagioni, 57 reti, una Coppa Italia e una Supercoppa italiana. L’estate del 2002 si trasferisce alla Juventus, con la quale in due stagioni porta a casa uno scudetto e una Supercoppa italiana. Nel 2004 lascia l’Italia e prova l’avventura all’estero: gioca un anno e mezzo al Valencia (vincendo una Supercoppa Europea) e due mezze stagioni in Francia con il Monaco, prima di tornare in Italia. Riporta in Serie A il Genoa, poi l’estate del 2008 passa al Bologna. A trentadue anni trova nuovi stimoli e una piazza che lo accoglie a braccia aperte: ripetendo quanto fatto in precedenza da Baggio e Signori, anche Di Vaio rinasce al Dall’Ara: segna 24 gol il primo campionato, poi 12, 19 e infine (alla soglia dei trentasei anni) mette a segno altri 10 gol: 66 in quattro stagioni. A Bologna chiude la sua avventura nel calcio italiano e inizia quella da dirigente: dopo tre stagioni in Canada, al Montreal Impact, torna nel ruolo di Club Manager del club felsineo, per poi diventarne il direttore sportivo. Con lo stesso spirito e la stessa intraprendenza di quando, giovanissimo, fece innamorare i tifosi della Lazio.

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