Udinese-Napoli: la partita di Zico e Maradona

Udinese-Napoli: la partita di Zico e Maradona

Hanno riscritto la storia di friulani e partenopei: con Edinho e Bertoni portarono nella nostra Serie A lo scontro tra Brasile e Argentina

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Negli anni Ottanta il campionato italiano era “il più bello del mondo”. Lo sfarzo che oggi caratterizza la Premier League trovava alloggio nei nostri stadi: una ricchezza diffusa, che con la sua distribuzione alzava il livello generale di competitività e di interesse. I sogni calcistici sembravano alla portata di qualsiasi club che avesse capitali da investire e idee originali. Un profilo che si adattava all’Udinese di Lamberto Mazza, presidente succeduto a Teofilo Sanson con l’intenzione di rafforzare ulteriormente la compagine friulana, che nel biennio 1977-79 aveva conseguito una doppia promozione dalla Serie C che aveva riportato i bianconeri nella massima divisione dopo diciotto anni. Anche il Napoli di Corrado Ferlaino coltivava ambizioni che il terzo posto ottenuto nel 1981 aveva solo in parte accennato. Dopo anni di stazionamento a ridosso delle primissime posizioni della classifica e qualche caduta nelle zone più basse, in quegli anni anche il presidente partenopeo decise di esprimere più sforzi per migliorare la competitività degli azzurri.

 

Edinho, difensore che calciava le punizioni

Udinese e Napoli, così, divennero artefici di colpi di mercato che alzarono notevolmente i valori tecnici della Serie A, approfittando della riapertura del mercato estero dei calciatori, sbarrato dopo la fallimentare esperienza dell’Italia ai mondiali del 1966. Mazza e Ferlaino attinsero convinti dal Sudamerica, con preferenze precise che portarono a interpretare Udinese-Napoli come una sfida tra Brasile e Argentina. Già, perché nel 1982, dopo aver rappresentato la Seleção sia ai mondiali d’Argentina che in Spagna, in Friuli arrivò Edinho, autorevole difensore centrale proveniente dal Fluminense. Per lui non fu difficile imporsi come leader di una squadra che non nascondeva le sue ambizioni. Abilissimo sulle punizioni (memorabile quella calciata nel derby col Verona del 31 ottobre 1982, quando il tiro che calibrò per superare la barriera colse entrambi i pali interni della porta gialloblù seguendo il percorso della linea di porta senza riuscire a oltrepassarla) aprì la strada nell’immaginario collettivo a quelle che, dall’anno seguente, avrebbe mostrato sui campi italiani Zico.

 

Zico e Maradona, stelle della Serie A

Il Galinho fu il colpo più ardito del calciomercato del 1983. Del suo possibile arrivo in Italia si parlava da anni ma l’Udinese non era nel bouquet di squadre avvicinate al suo acquisto. Arrivato dopo una battaglia legale e politica durata settimane che vide coinvolte anche le più alte cariche istituzionali, Zico seppe incendiare l’entusiasmo di una tifoseria storicamente pacata. Un’euforia comprensibile: la figura del numero dieci proveniente dal Flamengo era quella che si era inserita meglio nel periodo di interregno tra Pelè e Maradona. Il quale, arrivando a Napoli nel 1984, dette lo strappo decisivo alla sua scalata verso un successo planetario che avrebbe superato i confini del tempo. Se Udine aveva accolto Zico come un re, Napoli vide in Diego un messia capace di riscattare la condizione precaria di una città in perenne ostaggio dei suoi contrasti. Il derby sudamericano tra Brasile e Argentina che riviveva nel confronto tra bianconeri e azzurri andò a pareggio con Daniel Bertoni, attaccante che il campionato italiano lo aveva già approcciato con la Fiorentina dal 1980. Lui, campione del mondo nel 1978, arrivò quasi in silenzio in Campania, depotenziato dal fragore sollevato da Maradona. A Udine i quattro ebbero modo di trovarsi tutti in campo il 12 maggio 1985. Finì 2-2 con doppietta di Diego, quattro pali dell’Udinese e le dichiarazioni polemiche di Zico a fine gara contro l’arbitro, considerato colpevole di aver convalidato un gol di mano a Maradona, che gli costarono sei giornate di squalifica. Il re abdicava, il messia proseguiva il suo cammino.

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