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Nato a Roma il 25 febbraio del 1965, è stata un'icona del calcio degli anni '80 e '90, un vero bomber di razza
Icona del calcio cosiddetto di pronvincia degli anni Ottanta e Novanta, Sandro Tovalieri è stato un bomber di razza, capace non solo di segnare ma di lasciare un segno. Passione e determinazione sono il suo marchio di fabbrica. Lo chiamavano Il Cobra, e qualcuno lo chiama sicuramente ancora così nel mondo del calcio, un soprannome nato la sua capacità letale di colpire in area, ma lui, Sandro, non è mai stato solo un goleador: era il cuore pulsante delle squadre in cui ha giocato, un guerriero con il vizio del gol.
Nato a Roma il 25 febbraio 1965, cresce calcisticamente nel vivaio giallorosso, sognando di calcare l’Olimpico con la maglia della Roma. Tovalieri era in panchina in quel Roma-Genoa che sigillò il secondo scudetto giallorosso. «Al “Barone” poi lo dissi: almeno un minuto potevo farlo visto che vincevamo!», ha raccontato Tovalieri divertito qualche anno dopo.
Il destino, però, lo porta altrove, girovagando per l’Italia e lasciando il segno ovunque abbia posato i tacchetti. La sua carriera inizia nella Capitale, ma il vero Tovalieri si vede nelle piazze di provincia, dove il calcio si vive con l’anima e i tifosi amano chi lotta con il cuore.
Dopo l’esperienza romanista, veste le maglie di numerose squadre, tra cui Avellino, Arezzo e Bari. Ed è proprio a Bari che il Cobra diventa leggenda: nei primi anni ’90, con la maglia biancorossa, segna a raffica, conquistando il San Nicola e contribuendo a scrivere pagine importanti nella storia del club pugliese. Lo stesso accade ad Ancona e Atalanta, dove il suo fiuto per il gol continua a fare la differenza.
Ma il capolavoro lo firma a Perugia, in Serie B, quando nella stagione 1997-98 contribuisce in modo decisivo alla promozione in Serie A. È il trionfo della volontà, della dedizione, di un calciatore che ha sempre dato tutto per la maglia, senza mai risparmiarsi.
A chi gli chiede se ricorda in modo più vivido il primo gol in carriera contro il Napoli o l’ultimo pesante rigore che manda il Perugia in A lui dice sereno: «Quelli iniziali sono belli e spensierati, gli ultimi sono un po’ drammatici perché cominci a pensare che tra poche domeniche non li segnerai più. Quindi mi prendo il primo come ricordo felice. In quel momento sai che ne segnerai tanti altri».
Tovalieri non è stato un campione da prima pagina, oltre alla Roma non ha mai vestito le maglie delle grandi squadre con continuità, ma ha incarnato alla perfezione l’anima del calcio di provincia, quello fatto di sacrificio, sudore e passione. La sua capacità di farsi amare ovunque andasse è il segno di un giocatore che ha sempre onorato il campo, rispondendo con i gol e con il cuore.
Dei compagni di reparto ne ricorda con affetto uno in particolare. «Ho giocato con tanti campioni ma il feeling che ho avuto con Igor Protti è impareggiabile. Vivevamo nello stesso quartiere, ci frequentavamo con le famiglie. E in campo dividevamo le gioie al 50%, e poi mi creava tanto spazio in area di rigore».
Oggi, Sandro Tovalieri è rimasto legato al calcio, trasmettendo ai giovani i valori di uno sport che ha vissuto intensamente. Ma per chi lo ha visto giocare, per chi ha esultato ai suoi gol, il Cobra resterà sempre l’attaccante spietato e romantico, il bomber che ha saputo trasformare ogni pallone in area in un’occasione da non perdere.
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