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Da Meazza fino a Vieri, passando per Domenghini, “El segna semper Iu” Ganz e "Pierino" Fanna
Ciò che lega Atalanta e Inter non è solo il colore della maglia (nerazzurra) o l’appartenenza alla stessa Regione, ma anche un intreccio di storie, di bomber, di talenti cresciuti a Zingonia prima e approdati e sbocciati ad Appiano Gentile poi. Tanti i calciatori che hanno vestito entrambe le casacche. Ma alcuni di questi sono tra i giocatori più importanti della storia del nostro campionato di calcio.
Per parlare di doppi ex del match non si può non cominciare da lui, Peppìn Meazza. Non servono introduzioni per presentare uno dei più grandi calciatori italiani di tutti i tempi. Giocatore dell’Ambrosiana-Inter dal 1927 al 1940 (e poi ancora nella stagione finale della sua carriera nel 1946-47), ha lasciato un segno indelebile, essendo stato il marcatore più prolifico di tutti i tempi della squadra nerazzurra: 242 reti in 365 presenze di campionato. E uno stadio intitolato. Accelerazioni, scatti, dribbling, tiri potenti e precisi. Queste solo alcune delle caratteristiche del “Balilla” (come era soprannominato). A Bergamo Meazza arriva verso la fine della sua carriera. Solo due le annate con la maglia della Dea, dal 1944 al 1946. In tutto 14 presenze e 2 soli timbri. Non solo un grande ex in mezzo al campo, ma anche in panchina. Meazza è infatti stato allenatore-giocatore sia dell’Atalanta (1945-46) che dell’Inter (1946-48 e 1955-57).
Da un bomber all’altro. Doppio ex del match anche un altro attaccante di peso. Di chi si tratta? Di Christian, o per meglio dire, “Bobo” Vieri. All’Atalanta una stagion3 di buon livello, 9 reti in 21 presenze complessive e il bomber attira l’attenzione dei grandi club. A Milano, sponda nerazzurra, arriva ormai maturo e all’apice della sua carriera. Sbarca nel capoluogo lombardo nel 1999 e vi rimane fino al 2005: 123 le reti realizzate, 190 le presenze. Uno dei migliori realizzatori della storia del club meneghino. Vieri chiude poi la carriera proprio a Bergamo. Arriva in un primo momento nel 2006-07, quando segna 2 gol in 7 presenze. Dopo una breve parentesi alla Fiorentina, torna nuovamente alla Dea e in maglia nerazzurra nella stagione 2008-09 sigla i suoi ultimi 2 centri in carriera.
Meglio conosciuto come “Domingo”, ha vestito entrambe le maglie nerazzurre. Attaccante, classe 1941, bergamasco di Lallio, Domenghini è un prodotto del vivaio dell’Atalanta che non impiega molto tempo a farsi notare anche per la prima squadra.
Tipica ala destra, univa sgroppate generose e massima lucidità nei momenti delicati delle partite; grazie a queste caratteristiche arriva all’esordio in Serie A nel 1961 a vent’anni non ancora compiuti. La parentesi Dea inizia nel 1960 e si chiude nel 1964 con 88 presenze e 25 reti.
Ma a Bergamo lo ricordano ancora per aver conquistato la prima e unica Coppa Italia della storia dell’Atalanta, vinta a San Siro contro il Torino. Risultato? 3-1, tripletta di “Domingo”.
Sugli spalti quella sera erano presenti gli osservatori dell’Inter che nel 1964 lo hanno recapitato alla corte del presidente Angelo Moratti e di mister Helenio Herrera. A Milano, sponda Inter, Domenghini giocherà fino al 1969. In 166 presenze, 54 le reti, vincendo tutto: due campionati, una Coppa dei Campioni, due Coppe Intercontinentali. Esperienza esaltante per l’attaccante della provincia bergamasca, che in un’intervista rilasciata qualche anno fa ha dichiarato: “Giravo per le strade di Milano e mi sembrava di toccare il cielo con un dito”.
Un altro grande doppio ex? “El segna semper lu”. Segna sempre lui. Maurizio Ganz. Un soprannome guadagnato sul terreno di gioco a forza di reti pesanti e di ottima fattura. A Bergamo, tra il 1992 e il 1995 e poi nel 2000-01, 49 timbri in 114 partite disputate. Prestazioni e numeri che valgono una chiamata dall’Inter. Arriva nel 1995 e rimane fino a gennaio 1998. Due annate di altissimo livello che permettono al bomber friulano di dimostrare di essere un attaccante di livello internazionale. In campionato e in Coppa Italia l’attaccante segna 29 reti. Ma la Milano nerazzurra lo ricorda anche come “il bello di coppa”, visti i 10 timbri in 16 match di Coppa Uefa. Chi è stato il capocannoniere dell’edizione 1996-97? “El segna semper lu”, che domande sono.
Gli appassionati del calcio di una volta non faticheranno a ricordare un altro doppio ex di giornata, anche lui friulano di nascita. Ala destra dallo scatto repentino e imprevedibile: Pietro Fanna. Uno dei talenti più cristallini visti crescere in maglia nerazzurra, dicono di lui a Bergamo. Classe 1958, all’Atalanta comincia la propria carriera e si forma. Nel 1975-76 esordisce in Serie B con la Dea siglando 2 reti in 20 presenze. L’annata successiva “Pierino” diventa una pedina fondamentale dei nerazzurri per la conquista della promozione in Serie A: 4 i centri messi a segno quell’anno, in 35 presenze. All’Inter Fanna sbarca nel 1985 e ci rimane fino al 1989: 146 presenze e 14 reti nella squadra meneghina, ma soprattutto un campionato di Serie A vinto sotto la guida di Giovanni Trapattoni (1988-89), col quale ebbe una convivenza non facile: “Il mio rapporto con Trapattoni fu di odio/rispetto reciproco. Quando eravamo in vantaggio nelle partite, il primo che faceva uscire ero sempre io. Ma il rispetto tra me e lui non è mancato nemmeno per un giorno!”. Così Fanna in un’intervista rilasciata al “Gazzettino” qualche anno fa.
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