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Il 3 luglio del 1968 nello studio di un notaio milanese venne creata l'associazione che esiste ancora oggi e che tutela i giocatori. Leader Sergio Campana, ex di Vicenza e Bologna diventato procuratore legale
Un sindacato di calciatori per i calciatori: una rivoluzione per l'epoca, ma era epoca di grandi fermenti sociali quindi se il resto del mondo si mobilitava per grandi ideali, perché non il pallone? E allora ecco il 3 luglio del 1968, la nascita ufficiale dell'Aic, l'Associazione Italiana Calciatori: un momento storico per tutti.
Studio del notaio Giancarlo Barassi, via Fontana 22 a Milano, zona centrale vicino al Palazzo di Giustizia, quindi decisamente appropriata per l'occasione: è qui che si danno appuntameno dieci calciatori del campionato italiano per costituire il primo sindacato del pallone nostrano. Sono, come direbbe un notaio: Campana Sergio, Bulgarelli Giacomo (Bologna), Corelli Gianni (Mantova), Losi Giacomo (Roma), De Sisti Giancarlo (Fiorentina), Rivera Gianni (Milan), Mupo Carlo (Reggina), Mazzola Alessandro (Inter), Sereni Giorgio (Padova), Castano Ernesto (Juventus). Alcuni sono di Serie A, ma due (Mupo e Sereni) di Serie B a dimostrazione della globalità dell'evento. Il leader del gruppo, comunque, è Sergio Campana, l'unico senza squadra perché ha smesso da poco di dare calci a un pallone (era stato a Vicenza e Bologna) per diventare procuratore legale. In lui gli ex colleghi vedono il vertice ideale per portare la categoria a un livello superiore di riconoscimento lavorativo. Può sembrare assurdo visto da qua, visto da oggi dove i calciatori hanno un potere assoluto grazie anche alla Legge Bosman, ma all'epoca i giocatori sono letteralmente alla mercé dei presidenti, come successo pochi anni prima alla Roma, quando gli stipendi erano stati tagliati di punto in bianco provocando sommovimenti interni alla rosa giallorossa. Risultati senza sindacato? Pochini.
E allora ecco la svolta, per non dire proprio rivoluzione. Del resto, era il 1968. Da tempo si parlava di imbastire un'associazione del genere, già dal dopoguerra, e che si chiamava proprio Aic, Associazione Italiana Calciatori. Una roba poco più che improvvisata, più teorica che pratica a dire il vero, con Borel, Frossi e Camolese come leader. Questo l'obiettivo: "Ottenere rappresentanti presso gli enti della Figc accanto ai rappresentanti delle società e degli arbitri; avere una Cassa di Previdenza per infortuni, malattie e vecchiaia; sottoporre alla Federazione un progetto di regolamento professionistico, elaborato dai legali Muserà e Longoni e da specialisti in materia sindacale". Passano vent'anni da quella bozza, l'idea del sindacato diventa roba da società segreta, con la Nazionale come grande incubatore delle strategie dei giocatori "alle spalle" dei presidenti. Il dado è tratto nell'aprile del 1968, durante il ritiro prima della partita contro la Bulgaria in cui peraltro il povero Armando Picchi si devasterà il bacino, un infortunio che si dice lo porterà al tumore osseo e alla morte prematura. Dopo il 3 luglio 1968 comunque cambia tutto. Lì per lì non tutto il mondo calcistico appoggia o sostiene la nascita dell'Aic, ma nel giro di pochi anni il sindacato e soprattutto Sergio Campana diventeranno volti imprescindibili.
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