Marco Pantani, gigante del Tour de France

Marco Pantani, gigante del Tour de France

Il 2 agosto del 1998 "Il Pirata" conquistò la Grande Boucle pochi mesi dopo aver trionfato al Giro d'Italia. Una doppietta mai più riuscita a nessuno dopo di lui e che arrivò quasi per caso

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Com'era bello il nostro Marco Pantani sui Campi Elisi di Parigi il 2 agosto 1998. Un quarto di secolo è passato, "Il Pirata" non c'è più da quasi vent'anni ma l'impresa rimane. Tour de France dopo il Giro d'Italia, nella stessa stagione agonistica: nessuno c'è riuscito da lì in avanti, solo in sei prima del romagnolo (Coppi, Merckx, Anquetil, Hinault, Roche e Indurain).

Fu un giorno storico quello per l'intero sport italiano e non solo per il ciclismo. Non a caso sul podio di Parigi con Pantani salì Felice Gimondi, ultimo dei nostri a conquistare il Tour, nel 1965.

 

Pantani e il Galibier

L'impresa che rese quel Tour memorabile per Pantani fu il 27 luglio. Tutti gli italiani ricordano sia il punto di partenza (Grénoble) che di arrivo (Les Deux Alpes), e di come la Rai interrompesse i programmi per trasmettere qualsiasi corsa in cui partecipasse Pantani, perché prima o poi l'attacco sarebbe arrivato.

Il giorno prima Pantani, quarto in classifica generale a 3 minuti e un secondo dal tedesco Ullrich, aveva detto ai suoi compagni di squadra della Mercatone Uno: "Ragazzi, domani se c'è bello ci provo". C'è da affrontare il terribile Galibier, il Souvenir Henry Desgrange punto più alto del Tour di quell'anno. Pantani, che ha già vinto una settimana prima a Plateau de Beille sui Pirenei, si sente le gambe giuste. Piccolo problema, il 27 luglio diluvia. Come si fa allora? Semplice, si attacca a 50 chilometri dall'arrivo, proprio sul Galibier. C'è un diluvio che la metà basta e un freddo cane, del resto si è a oltre 2700 metri d'altitudine: solo un pazzo sportivamente parlando si lancerebbe da una distanza così lunga. Eppure il Panta lo fa, Ullrich è lì accanto a lui, senza compagni di squadra, ma è appesantito e fuori forma, a cronometro vola ma col suo istinto da ragioniere non può rispondere a quella legnata.

Marco va a vincere sotto la pioggia, si concede il lusso addirittura di fermarsi e indossare una mantellina per evitare di congelare in discesa, taglia il traguardo da solo dando 1'54'' a Rodolfo Massi e 1'59'' a Fernando Escartin. Non esulta nemmeno, batte le mani con gli occhi chiusi, stravolto dalla fatica ma consapevole dell'impresa. Una delle pagine di ciclismo più entusiasmanti e commoventi nella storia, immortalati per sempre nella memoria. "C'est un geant" titolerà il giorno dopo "L'Equipe": sì, Pantani è un gigante.

Ullrich va in tilt, fora persino una gomma e perde nove minuti: teoricamente esce dalla classifica generale, ma rientrerà di pura rabbia chiudendo alla fine secondo, sul podio con Marco e il sorprendente statunitense Bobby Julich.

 

Lo scandalo della Festina

Quel Tour de France era cominciato un po' in ritardo rispetto al solito. Il motivo era soprattutto logistico, visto che c'erano stati i Mondiali di calcio in Francia che si erano conclusi a Parigi il 12 luglio con la finale vinta 3-0 dai padroni di casa sul Brasile. Non a caso le prime tre tappe della Grande Boucle si erano disputate in Irlanda, col rientro in Francia giusto il 14 per la festa nazionale.

Pantani non aveva intenzione di correre quel Tour a tutta, specie dopo aver speso tantissimo per vincere il Giro d'Italia, conquistato dopo un testa a testa tremendo col russo Pavel Tonkov. In realtà è addirittura in dubbio, non si allena quasi per niente tra le due corse, ma quando muore Luciano Pezzi cambia idea.

Chi era Luciano Pezzi? Una sorta di secondo padre, l'uomo che l'aveva recuperato col morale a terra e il fisico distrutto dopo i tanti incidenti che avevano devastato la carriera professionistica del Pirata. Ex gregario di Coppi, romagnolo come Pantani, Pezzi era stato l'ideatore della squadra Mercatone Uno, tutta costruita intorno a Marco che nel frattempo aveva lasciato la Carrera. Luciano muore il 26 giugno e Pantani a quel punto decide di andare al Tour in suo onore. Comincerà malissimo, beccando 43 secondi da Ullrich nel cronoprologo di Dublino, in meno di 6 chilometri. Troverà il tempo di rimediare in un'edizione della Grande Boucle funestata dallo "Scandalo Festina", la clamorosa operazione che scoperchiò il doping di squadra del team belga (e non solo), con perquisizioni negli alberghi a sorpresa e incredibili proteste dei corridori, Pantani compreso, e tappe cancellate per sciopero dei ciclisti, letteralmente, come quella da Albertville a Aix-les Bains. 

Fino al 2 agosto 1998, mezza Italia in partenza per le vacanze o attaccata al televisore, a vedere quel romagnolo mingherlino in cima al podio dei Campi Elisi, il pizzetto dipinto di giallo come i compagni di squadra. Era tutto bellissimo.

 

 

 

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