In Italia non si era ancora visto nulla del genere: e non perché avesse segnato nel primo derby in cui metteva piede. Non si era mai visto un giocatore che poteva essere trequartista, mezz'ala e punta tutto assieme a una velocità doppia rispetto agli avversari. Gol di testa al primo derby, non sarebbe stato il primo per Ricardo Izecson dos Santos Leite, alias Kakà, il 5 ottobre del 2003: Inter-Milan 1-3 e i rossoneri scoprirono di avere tra le mani qualcosa di speciale.
Kakà e quel nomignolo...
Quell'Inter-Milan è la prima stracittadina dopo la semifinale di Champions League di cinque mesi prima, quando i rossoneri erano riusciti a spuntarla per via del gol in trasferta. L'occasione è propizia per l'Inter per provare a prendersi una bella rivincita, mentre il Milan cerca di mantenere una certa continuità ed è ancora imbattuto in stagione.
Ha operato un mercato molto conservativo, in teoria, il Diavolo: Cafu e Pancaro sono i due nuovi terzini, presi da Roma e Lazio a costo zero, mentre la novità è un 21enne brasiliano proveniente dal San Paolo, figlio di una famiglia benestante e acquistato per 8 milioni di euro appena. Ha vinto il Mondiale nel 2002, ma da comprimario, disputando uno spezzone di partita contro il Costarica: comunque, era lì. Kakà è atterrato in Italia con un paio di occhialini da intellettuale e schivando gli sfottò sul suo nomignolo. Preferisce lasciar parlare il campo. Entra in punta di piedi in una squadra che nel suo ruolo ha Rui Costa e Rivaldo, suo connazionale. Uno dei primi però a rendersi conto che questo qua è qualcosa di diverso è il numero 10 portoghese. Kakà debutta contro l'Ancona e lascia lì un paio di giocate da stropicciarsi gli occhi. Tecnica individuale clamorosa, velocità da mezzofondista, se parte dritto per dritto non lo ferma letteralmente nessuno. E poi è alto quasi 1.90, quindi volendo puoi anche dargliela alta, la palla, e lui la controllerà. Per lui Ancelotti ha deciso di puntare decisamente sul 4-3-1-2, mettendo nell'armadio il caro 4-3-2-1. Quindi Kakà + Shevchenko + Pippo Inzaghi, questo è il tridente su cui il Milan si appoggerà per la maggior parte della stagione, a meno di infortuni. Compreso nel derby del 5 ottobre 2003, quinta giornata di campionato.
Kakà, gol nel derby su assist di Gattuso
Nettamente meglio il Milan, a cui la vittoria in Champions League del maggio precedente ha dato una botta di autostima notevole. Pirlo e Seedorf dialogano, Cafu a destra è una garanzia e dietro la coppia Nesta-Maldini è al top della forma. In porta poi c'è un Dida reduce da alcune esibizioni in Europa dove è sembrato più un supereroe che altro. Davanti il tridente è una minaccia continua, Kakà sfiora subito il gol con Toldo che lo neutralizza in uscita poi conquista un fallo (ingenuo) al limite dell'area, commesso da Cristiano Zanetti. Calcia Pirlo, che colpisce in testa Inzaghi in barriera: Milan in vantaggio con uno schema che sarà replicato identico nella finale di Champions di Atene del 2007. Kakà dimostra di esserci anche spiritualmente nel derby andandosi a beccare con Kily Gonzalez dopo un contrasto duro a centrocampo. L'arbitro De Santis li ammonisce entrambi. Il brasiliano si fa notare anche in modo più evidente e concreto al primo minuto della ripresa, quando su cross di Gattuso passa dietro Zanetti e di testa segna il 2-0, peraltro sotto la Curva Sud. In contropiede Kakà è assolutamente incontenibile e costringe Cannavaro a spendere un fallo da ammonizione. Sparisce dal campo l'Inter e Shevchenko segna il 3-0 dopo un duetto con Cafu. Accorcerà Martins, ma ormai è troppo tardi. Tutti i titoli del giorno dopo sono per questo 21enne brasiliano, ormai da considerare non più un oggetto misterioso, bensì una certezza per i rossoneri con Rivaldo che sarà ceduto di lì a breve e Rui Costa costretto a sciropparsi tanta panchina. Primo gol in Serie A e nel derby, ne arriveranno con la maglia del Milan altri 103, più svariati assist, uno scudetto, una Champions League, una Supercoppa italiana, due Supercoppe Europee e una Coppa Intercontinentale. Senza dimenticare il Pallone d'Oro nel 2007 per un giocatore che all'apice della sua carriera era veramente uno in grado di fare la differenza ovunque.