Leggi Guerin Sportivo
su tutti i tuoi dispositivi
Nel 1981 lasciò l'Austria Vienna, con cui aveva raggiunto la semifinale di Coppa Campioni, e si trasferì in Romagna per un colpo di calciomercato da ben 700 milioni di lire. Due anni dopo finirà al Torino addirittura per 3 miliardi
Quando si riaprirono le frontiere nel 1980 in Serie A arrivarono grandi campioni come Falcao, Krol e Brady e bidoni quasi leggendari come Luis Silvio Danuello. Molte squadre si dovettero adattare a queste nuove situazioni, per cui a posteriori si possono anche perdonare. Un anno dopo, infatti, il mercato fu meno "farfallone" e tendenzialmente con meno abbagli, incluso quello delle neopromosse come il Cesena. Che anzi andò a pescare un grandissimo attaccante come Walter Schachner dall'Austria, futuro uomo dei record sempre in chiave mercato.
Luglio 1981 e il Cesena che è appena tornato in Serie A scuce 600mila dollari, pagabili in due anni, che in lire fa circa 700 milioni, per Walter Schachner. Professione centravanti, un "animale da gol" come lo definisce Herbert Prohaska, che all'epoca è all'Inter ma che soprattutto è un suo compagno di nazionale. Ha 24 anni e arriva dall'Austria Vienna, dove aveva segnato una valanga di gol nelle precedenti due stagioni, entrambe concluse con il titolo e in un caso, nel 1979, con una clamorosa semifinale in Coppa dei Campioni. Colonna della nazionale austriaca, ha già giocato contro l'Italia al Mondiale argentino nel 1978; manifestazione in cui era andato a bersaglio, contro la Spagna. Insomma, un attaccante di caratura internazionale che si accasa in una squadra e una città molto piccola anche rispetto a Vienna. Eppure lì si troverà alla grandissima, lui e la famiglia, totalmente adottati da Cesena. Tanto che il gruppo principale della tifoseria organizzata cambierà il nome da "bianconero" a "weisschwarz", ovvero bianconero in tedesco, in onore del centravanti. Schachner peraltro ripaga alla grande l'affetto con 17 gol in due campionati di A: il primo conclusosi con la salvezza, il secondo purtroppo per il Cesena con una retrocessione. In compenso i numeri dell'austriaco, che nel frattempo ha timbrato due volte anche al Mondiale di Spagna '82, hanno attirato molte attenzioni.
Lo acquista non una big, ma con tutto il rispetto il Torino. I granata sono reduci da due noni e un ottavo posto: lontani i fasti dei "Gemelli del Gol" Graziani e Pulici, col primo che peraltro è andato alla Fiorentina, il punto debole della squadra è diventato proprio l'attacco, incredibile ma vero. Nulla di meglio, allora, che andare a prendere il migliore su piazza a costo di pagarlo a peso d'oro: 3 miliardi di lire, mega-plusvalenza si direbbe oggi per il Cesena, un miliardo in meno di Zico che era andato all'Udinese. I romagnoli ricevono in cambio anche Cravero (futuro capitano granata) in prestito e Bonesso, stesso ruolo di Schachner. Con l'austriaco al centro dell'attacco il Torino migliora nettamente e va in crescendo: quinto posto nel 1984 e addirittura secondo l'anno successivo, con lo scudetto che va al Verona. Schachner è ancora in modalità cecchino, segna 15 gol in queste due stagioni trovando in Aldo Serena un partner d'attacco quasi ideale. Nel suo terzo campionato in granata invece il rendimento crolla, con appena 3 gol.
La sua ultima squadra italiana sarà l'Avellino: due anni e chiusura con retrocessione in B nonostante 9 gol. A 31 anni, con 48 reti segnate in 7 stagioni, Schachner saluta dopo essere stato uno dei migliori attaccanti in circolazione, coi suoi baffoni iconici. Forse avrebbe meritato una chance con una big, ma il segno l'ha lasciato comunque, specie come uomo-mercato.
Condividi
Link copiato