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Nato il 28 dicembre 1971, dalla “cantera” arriva in prima squadra grazie al grande Cruyff. Adesso allena i ragazzi della squadra B
Nùmenor sarà un nome familiare per gli appassionati del mondo fantasy e in particolare di J. R. R. Tolkien. È infatti un continente di Arda, universo immaginario che compare nelle opere Il Silmarillion e Racconti Incompiuti dello scrittore britannico. Tuttavia è anche il nome dell’azienda di marketing di cui è titolare Sergi Barjuan Esclusa, ex terzino sinistro di Barcellona e Atletico Madrid, ora allenatore.
Nato il 28 dicembre 1971 a Lés Franqueses del Vallés, nella provincia del capoluogo catalano, è uno dei prodotti più illustri del vivaio blaugrana. Alto 1,72, veloce, forte fisicamente e abile nei cross, utile sia in fase difensiva che offensiva, si fa notare nel Barcellona B come ala, ma viene presto convertito al ruolo di terzino sinistro. Viene schierato titolare per la prima volta da Johan Cruyff il 24 novembre 1993, in occasione di uno 0-0 sul campo del Galatasaray in Champions League: “Vedermi nella formazione titolare è stata una sorpresa. Ora spero solo di continuare a giocare”. Non rimane deluso. Sergi viene eletto “rivelazione della stagione” in Liga e la sua entrata in pianta stabile nella rosa blaugrana coincide con l’inizio della ricostruzione intrapresa da Cruyff dopo la fine del ciclo del “Dream Team”, con l’addio di giocatori come Andoni Zubizarreta e Michael Laudrup. Nello specifico Sergi viene designato come erede di Julio Alberto. Ripaga le aspettative, divenendo una colonna portante del club. Il 19 marzo 1996 mette a segno una marcatura decisiva per salvare dall’esonero chi lo aveva lanciato, correndo per 60 metri in contropiede sul campo del Philips Stadion di Eindhoven e segnando di prepotenza il gol del definitivo 3-2 del Barcellona sul PSV, che permette alla sua squadra di accedere alle semifinali di Coppa Uefa. Con il Barça vanta 382 presenze e 11 gol, ha vinto tre volte la Liga, due la Coppa del Re e la Supercoppa di Spagna a cui si aggiungono una Coppa delle Coppe e una Supercoppa Europea. Nel 2002, non rientrando nei piani dell’allenatore Louis van Gaal, non ottiene il rinnovo del contratto ed è libero di accasarsi all’Atletico Madrid, all’età di 31 anni: “(…) Se non avrò intoppi potrò dare tre o più stagioni all’Atletico”. Anche stavolta le sue aspettative non rimangono deluse. Si ritira nel 2005, dopo 91 presenze con la maglia dei Colchoneros.
Dopo il ritiro ha intrapreso una non proprio esaltante carriera da allenatore. In due stagioni sulla panchina delle giovanili del Barcellona ha allenato Gerard Deulofeu e Rafinha, futuri esordienti in prima squadra. Si è poi seduto sulla panchina del Recreativo Huelva in Segunda Division, sfiorando la promozione nel 2014, mentre tra l’aprile e il maggio del 2015 non è riuscito a evitare la retrocessione dell’Almerìa in serie cadetta, pur venendo riconfermato per la stagione successiva. La storia si ripete nel 2017 sulla panchina del Maiorca, ma la mancata riconferma lo ha spinto a firmare per due anni con i cinesi dell’Hangzhou Greentown. Dal 17 giugno 2021 allena il Barcellona B in terza divisione spagnola, ma dal 28 ottobre al 6 novembre ha preso il timone della prima squadra in attesa di Xavi, venendo preferito a Jordi Cruyff, figlio del suo primo maestro. Dopo due pareggi in Liga contro Alavés e Celta Vigo e una vittoria a Kiev in Champions League è tornato ad allenare i ragazzi della “cantera”. Un’avventura da sogno nella sua squadra del cuore, ma destinata a essere breve ed estemporanea, come un racconto di fantasia.
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