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Il difensore fiorentino grazie a una sua rete diede al Napoli il tricolore nel 1990. Leader naturale in campo, da allenatore è diventato uno specialista in promozioni
Difensore tutto d'un pezzo, piedi educati e testa alta: Marco Baroni da Firenze era così. Avrebbe potuto vincere di più? Intanto ha regalato al Napoli uno scudetto, il secondo della sua storia nel 1990, con un suo gol. Non è che fosse così facile emergere all'epoca, vista la concorrenza che c'era. Sessant'anni compiuti per l'attuale tecnico del Verona, specialista in promozioni dalla B alla A.
C'è tutta una generazione di giocatori che arriva al culmine in blocco della propria carriera nel 1986. Hanno la stessa età, intorno ai 23 anni, e con l'under-21 allenata da Azeglio Vicini (destinata a diventare l'Italia dei grandi, quella di Italia 90) scendono in campo e danno spettacolo. Giannini, Vialli, Ferri, De Napoli: tutti arriveranno chi più chi meno al vertice.
In difesa il leader è Marco Baroni, che dopo aver debuttato in A con la maglia della squadra della sua città, la Fiorentina, inizia a mangiare il pane duro delle categorie inferiori tra Monza e Padova. In Serie B brilla, l'Udinese lo porta a indossare una maglia da titolare in Serie A e dopo un'eccellente stagione ecco la grande squadra che si fa viva: la Roma di Eriksson, che sta ricostruendo dalle fondamenta una rosa invecchiata in fretta.
Baroni ha 23 anni e sembra cucito su misura per gli schemi a zona del tecnico svedese. Qualcosa però si rompe presto, il difensore che gioca a testa alta, forte fisicamente e quasi per nulla falloso lascia il posto a un tipo ombroso, che si perde mentalmente nei meandri delle prime vere difficoltà. Bruciato, insomma: nessun modo per recuperarlo se non cederlo in B, addirittura, al Lecce dove tornerà nei panni dell'allenatore. Due stagioni da leader, di nuovo, con Carlo Mazzone in panchina e una promozione in A.
A questo punto tocca riprovarci con una big: è il Napoli di Maradona, che su di lui incastona la difesa.
Non è dato tra i favoriti il Napoli, quell'anno. C'è l'Inter dei record campione in carica, il Milan che ha conquistato la Coppa Campioni, la Juventus che con Zoff in effetti vincerà Coppa Italia e Coppa Uefa e i fasti del primo tricolore sembrano lontanissimi. Invece grazie al sapiente lavoro di Alberto Bigon in panchina gli azzurri rimangono aggrappati alla vetta per tutto il campionato, fino al testa a testa con il Milan non adatto ai deboli di cuore.
Baroni segna due gol, il primo al Bologna ma ininfluente alla giornata 16 ma soprattutto quello che nell'ultimo turno della Serie A dà al Napoli la vittoria matematica del tricolore, dopo lo scivolone del Milan a Verona. Sette minuti di gioco, basta un'incornata del difensore in corsa su una punizione dalla trequarti per archiviare la pratica e far partire i festeggiamenti. Sarebbe stato sufficiente anche un pareggio, ma è molto meglio così.
Secondo scudetto nella storia del Napoli, con l'immagine-simbolo impersonificata da Marco, non più scarto della Roma ma leader della difesa campione d'Italia. Anche nell'agosto successivo quando gli azzurri schiantano 5-1 la Juventus nella Supercoppa Italiana: maglia numero 6 sulle spalle, il solito carisma, un altro trofeo in bacheca. Arriveranno tempi bui, come il rigore sbagliato in Coppa Campioni che condanna il Napoli all'eliminazione in Coppa Campioni nell'ultima partita europea di Maradona, ma non si può pretendere di essere sempre l'eroe di turno.
C'è ancora spazio comunque per Baroni, per tornare protagonista anche se altrove, anche in età avanzata. Lo farà a Bologna ma soprattutto a Verona, a proposito di squadre che sarebbe andato ad allenare. Triennio con ennesima promozione in Serie A, è il 1996: da giocatore ne ha ottenute due, da allenatore ne otterrà altrettante, con Benevento e Lecce. Più il torneo di Viareggio del 2012 da tecnico della Juventus, lanciando un giovane Spinazzola.
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