Antonio Renna, il Garrincha di Bologna e Lazio

Antonio Renna, il Garrincha di Bologna e Lazio

Ala guizzante e con i calzettoni abbassati, fu paragonato al grande brasiliano. Da tecnico fece le fortune di Lecce e Ascoli

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Antonio “Mimmo” Renna non ha vissuto una sola carriera: fu ala guizzante col Bologna campione d’Italia nel 1964, poi a Roma, con la Lazio, e poi una bella storia da allenatore nella sua Lecce e ad Ascoli. 

Nato il 2 marzo 1937, Antonio Renna se ne andò il 1° febbraio 2019. Mimmo arrivò a Bologna dal Lecce, dove si videro subito le sue doti da ala purissima nell’uno contro uno e lo spunto in velocità. A Bologna, allenatore Fulvio Bernardini, visse il dualismo con Marino Perani e alla fine arrivò lo storico scudetto del 1964 - chissà lassù tra Bulgarelli e Haller e tutti gli altri grandi protagonisti di quell’epico titolo come si divertono a giocare a pallone -. 

La carriera di "Garrincha" Renna

Tante sono state le maglie gloriose indossate e altrettanti i successi. Calzettoni arrotolati, soprannominato dai compagni “Garrincha”: prima dei rossoblù c’erano stati Campobasso, Juventina Lecce (che anni più tardi avrebbe lanciato Antonio Conte), Fiorentina, Livorno e Lecce, poi l’esperienza con la Lazio e con il Varese e al Brindisi negli anni d’oro del calcio messapico. Nella Capitale era arrivato da campione d’Italia. Durante la sua prima partita in biancoceleste a Roma – il 20 settembre del 1964, al Flaminio 2-2 con il Catania, grazie alla doppietta del danese Kurt Christensen – ebbe un “incontro ravvicinato” con il paletto di sostegno della porta, perse i sensi e riportò un trauma cranico. Due settimane più tardi, però, il 4 ottobre, contro l’Inter di Sandro Mazzola, realizzò il suo primo gol con la maglia numero 7 della Lazio. Lancio di Christensen, assist di Giampaolo Piaceri dalla sinistra e colpo di testa perfetto davanti al portiere Sarti. Era l’ottavo minuto. Finì 1-1: Angelo Domenghini firmò il pareggio nel secondo tempo. 

Dal Lecce all'Ascoli dei record: Antonio Renna in panchina

Dopo aver chiuso la carriera da giocatore ha fatto l’allenatore per una ventina d’anni con buonissimi risultati tra il 1977 e il 1979 sulla panchina dell’Ascoli, quando riuscì ad ottenere la promozione dalla B alla A: ai tempi il presidente era Rozzi e guidò la formazione miracolo che fissò, con 61 punti, il record dei campionati cadetti a 20 squadre ed ottenne la promozione in Serie A con due mesi di anticipo. Se ne andò nella sua Lecce dove da tecnico conquistò un promozione dalla C alla B e una Coppa Italia di C.

 

 

 

 

 

 

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