Giornale di critica e di politica sportiva fondato nel 1912
Leggi Guerin Sportivo
su tutti i tuoi dispositivi
Lo schema del traditore, i raccattapalle della Roma e la cilindrata di Pioli.
L’accoglienza di molti (moltissimi, se è vera la storia dei trentamila fischietti: un conto è distribuirli, un altro usarli) tifosi dell’Inter a Lukaku rientra nella solita squallida ideologia che potremmo definire del ‘calciatore traditore’, portata avanti da molti media (peraltro a maglie alterne) e recepita da una notevole parte del tifo, non soltanto di quello ultras. Cambiando squadra e nomi gli esempi potrebbero essere molti ed in fondo scriviamo sempre le stesse cose, ma nel presente il caso è Lukaku. Reo di aver fatto i propri interessi (male, perché l’obbiettivo era la Juventus con l’ingaggio uguale a quello del Chelsea), ma non diversamente dall’Inter o da qualsiasi altro club che quando il calciatore non serve cerca di liberarsene o non gli rinnova il contratto. Oppure, tipo Milan-Donnarumma, glielo vuole rinnovare senza crederci, solo per guadagnare dalla cessione. Chissà perché la fedeltà deve valere a senso unico… Chisssà cosa pensano Dzeko o D'Ambrosio, due che all'Inter sarebbero rimasti volentieri, di certe promesse non mantenute. Fra l’altro quello di Lukaku è un tradimento davvero particolare, visto che la stessa Inter nell’estate 2021 lo aveva venduto a 115 milioni, quasi 40 in più rispetto a quanto lo aveva pagato nel 2019 al Manchester United. Un tradimento perpetrato da un giocatore di altri. La solita storia, insomma, con i giornalisti-tifosi che ne escono peggio dei tifosi.
I raccattapalle della Roma, ma non soltanto loro, sono uno spot a favore del tempo effettivo. Al punto che non si ricorda, pur in uno sport dove la furbizia è un valore e in certi paesi anche di più, una lettera di richiamo della Lega a tutte le squadre perché addestrino i loro raccattapalle alla sportività o per lo meno a non tirare fuori tutto il loro repertorio con la squadra di casa in vantaggio, dai palloni scomparsi a quelli raddoppiati. Lo spunto per questo richiamo generico è stato chiaramente il finale di Roma-Monza, con il litigio fra Mourinho e Palladino, e sarebbe sbagliato dire che tutti sono uguali perché il malcostume è sì diffuso ma non in tutti i campi accade ciò che accade spesso all’Olimpico. Del resto Domenico Citeroni, il ragazzo che tolse un gol a Beppe Savoldi (cose da preistoria pre VAR), è ricordato con simpatia non soltanto dai tifosi dell’Ascoli e un po’ in tutta Italia abbiamo sentito fischiare raccattapalle troppo solerti o troppo lenti, a seconda del punteggio.
Il Milan è finora la squadra che dalla Champions League ha avuto meno di quanto costruito, anche se dopo la disfatta di Parigi si stanno facendo altri discorsi a partire dal solito Ibrahimovic mental coach di Pioli: scherzando ma non troppo, perché in quella Juventus il Pioli giocatore era una riserva ma nel Milan l'anno scorso era l'allenatore, potremmo dire che Pioli nella massima competizione europea ha ottenuto risultati superiori a Ibra. Quella rossonera è la squadra delle 32 che finora ha il maggior differenziale negativo fra il saldo degli expected goals e il saldo reale gol fatti-gol subiti: un clamoroso meno 1,57 a partita. Non significa, come credono i cultori di questo tipo di statistiche, che il Milan meriti una classifica diversa da quella attuale perché nel calcio gli episodi sono tutto e chi fa un gol sull’unico tiro in porta è più bravo di chi ne fa zero sbagliandone 10. È però un indicatore della cilindrata di una squadra ed infatti a dominare in Europa è il Manchester City, con un saldo di più 2,39 a partita, con la seconda squadra, il Barcellona a 1,01, il Real Madrid ad esempio a 0,78 e le italiane ancora più staccate: Milan più 0,30, Inter più 0,21, Napoli più 0,01, Lazio meno 0,01. Tutto da asteriscare, perché sono prestazioni ottenute contro avversari diversi, ma anche tutto più interessante di un palo-dentro invece di un palo-gol.
stefano@indiscreto.net
Condividi
Link copiato