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F1 Grand Prix of Italy - Previews

MONZA, ITALY - AUGUST 29: Kevin Magnussen of Denmark and Haas F1 walks in the Paddock during previews ahead of the F1 Grand Prix of Italy at Autodromo Nazionale Monza on August 29, 2024 in Monza, Italy. (Photo by Clive Rose/Getty Images)© Getty Images

Dossier: la squalifica di Magnussen e i punti di penalità in F1

Alla luce dei due punti di penalità rimediati a Monza, Kevin Magnussen diventa il primo pilota nella storia della F1 a venir squalificato dall’introduzione nel 2014 delle penalità a punti sulla Superlicenza

9 giorni fa

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Un punto costato molto caro. Se il Gp d’Italia di Formula 1 verrà ricordato senza ombra di dubbio per la strategia a una sola sosta della Ferrari che ha portato Charles Leclerc ad aggiudicarsi la gara davanti alle due McLaren di Oscar Piastri e Lando Norris, nelle retrovie la gara corsa a Monza verrà ricordata non solo per il decimo posto conquistato dalla Haas di Kevin Magnussen, ma anche e sopratutto per i due punti di penalità inflitti dalla Direzione Gara al pilota danese, il quale avendo raggiunto la bellezza di dodici punti di penalità in un anno sarà costretto a saltare la prossima gara di campionato in Azerbaijan per il ritiro della Superlicenza ad opera della Federazione. Un evento di fatto storico, perché mai dall’introduzione delle penalità a punti nel 2014 ad oggi un pilota era stato squalificato per aver raggiunto il poco auspicato tetto dei 12 punti di penalità sulla Superlicenza, la patente speciale emessa dalla Federazione e basilare per poter guidare una monoposto di Formula 1. Se dunque Magnussen sarà costretto a saltare il Gp d’Azerbaijan in programma Domenica 15 settembre sul circuito di Baku (venendo sostituito da Oliver Bearman), nella prossima gara a Singapore (20-22 Settembre) potrà tornare regolarmente a correre, con i punti di penalità in Superlicenza che di fatto verranno azzerati.

Kevin Magnussen e i dodici punti di penalità rimediati nel 2024

Nell’analizzare la situazione che ha portato Kevin Magnussen a venir squalificato per la prossima gara di campionato in Azerbaijan per il raggiungimento dei dodici punti di penalità in Superlicenza, è necessario spiegare alcune cose in merito ai punti di penalità. Come sappiamo, la Federazione all’interno delle gare di Formula 1 funge il ruolo di arbitro (prendendo una terminologia cara al mondo del calcio) ed è chiamata ad intervenire ogni qual volta si verifichino degli episodi piuttosto controversi, quali sia un impeding, un contatto o persino un incidente. La tendenza normalmente è quella di attribuire una penalità a tempo, da scontare o in occasione della sosta ai box o al termine della gara (se il pilota in questione non ha più occasione di fermarsi ai box), aggiungendo al distacco maturato nell’arco della gara i secondi di penalità. Nei casi un po' più delicati gli Stewards oltre alla penalità a tempo da alcuni anni è solita aggiungere anche dei punti di penalità (sulla questione ci ritorneremo più avanti in modo più approfondito), la cui validità è di un anno solare. Questo vuol dire ad esempio che se in una gara disputata il 1° Settembre un pilota riceve due punti di penalità sulla Superlicenza, se nel corso di un anno non commette altre infrazioni vedrà la sua Superlicenza tornare pulita il 1°Settembre dell’anno successivo.
Soffermandoci in particolare sul caso di Magnussen, non si può non rilevare come i dodici punti di penalità siano stati accumulati tutti nel corso della stagione corrente (visto che al via del Mondiale il pilota danese non aveva il benchè minimo punto di penalità sulla sua Superlicenza), e nello specifico dieci dei dodici punti sono stati accumulati addirittura nelle prime cinque gare: tre punti nel Gp dell’Arabia Saudita, due punti nel Gp di Cina, e ben cinque punti a Miami di cui tre nella Sprint e due nella gara domenicale.

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Andando ancora più nel dettaglio (avvalendoci anche del filmato pubblicato dalla FOM sui propri social), i primi tre punti di penalità vengono inflitti come detto a Magnussen in occasione della seconda gara di campionato in Arabia Saudita, che lo vede tagliare il traguardo in dodicesima posizione con ben venti secondi di penalità: dieci secondi (e tre punti di penalità) per aver stretto la Williams di Alexander Albon verso il muro nel corso dell’undicesimo giro provocandone il danneggiamento dell’ala anteriore in occasione del duello per la tredicesima posizione, e dieci secondi mentre era in duello nel corso del 17°giro per la dodicesima posizione con la Racing Bulls di Yuki Tsunoda per essere uscito di pista in curva 4 ed essere poi rientrato in pista davanti al pilota giapponese senza restituire la posizione a Tsunoda, come avrebbe richiesto il regolamento. Da registrare che proprio questa condotta di gara così aggressiva ha consentito a Magnussen di poter aiutare il proprio compagno di squadra Nico Hulkenberg a conquistare il decimo posto finale, regalando così alla Haas il suo primo punto stagionale.

In occasione della quarta gara di campionato in Cina Magnussen riceve una penalità di dieci secondi (e altri due punti di penalità sulla Superlicenza, portando così a cinque i punti di penalità sulla sua Superlicenza) per aver anche in questo caso determinato una collisione a svantaggio del pilota della Racing Bulls Yuki Tsunoda nel corso del 27°Giro, in una fase di ripartenza della gara, dopo che tra il 23° e il 26° giro la Direzione Gara era stata costretta a mandare in pista la Safety Car per consentire la rimozione della Sauber di Valtteri Bottas, fermatosi in curva 12 nel corso del 21°giro a causa di un problema alla power unit Ferrari. Da rilevare come proprio a causa del contatto innescato da Magnussen, Tsunoda sarà suo malgrado costretto al ritiro già nel corso del giro successivo (28°tornata).

Non c’è dubbio, però, sul fatto che il weekend più delicato per Kevin Magnussen sul fronte dei punti di penalità rimediati sulla Superlicenza sia stato quello di Miami, dove il pilota danese riceverà ben tre punti nella gara Sprint (oltre a 35 secondi di penalità) e due punti nella gara domenicale (assieme a 30 secondi di penalità in griglia).
Andando nei dettagli, i 35 secondi di penalità (associati ai tre punti di penalità sulla Superlicenza, che passano così a 8) rimediati nella Sprint sono frutto di una difesa piuttosto strenua del pilota danese nei confronti di Lewis Hamilton: il primo episodio avviene nel corso dell’ottavo giro, quando Magnussen taglia la chicane sotto il ponte in curva 15 per difendersi da un attacco di Hamilton; il secondo episodio avviene nel corso dell’undicesimo giro quando Hamilton prova a superare Magnussen ma il pilota danese tagliando la chicane in curva 11 riesce a tornare davanti al campione inglese della Mercedes, non restituendogli la posizione. Il terzo episodio vede ancora come protagonisti nel corso del quattordicesimo giro Kevin Magnussen e Lewis Hamilton sempre in curva 11, con il danese che allunga la stancata per evitare il sorpasso del campione inglese della Mercedes portandoselo fuori pista e tornando in pista davanti a Hamilton senza restituirgli la posizione, favorendo al contempo il sorpasso della Racing Bulls di Yuki Tsunoda sulla Mercedes numero 44 di Hamilton.

Agli ormai consueti dieci punti di penalità in questo terzo caso vengono aggiunti anche tre punti di penalità, in quanto come possiamo leggere nel comunicato della Federazione “questo è stato il terzo caso in cui la vettura 20 ha lasciato la pista e ha ottenuto un vantaggio duraturo. Abbiamo preso in considerazione le linee guida sulle penalità per tali infrazioni che forniscono una base di penalità di 10 secondi con zero punti di penalità.
Tuttavia, le linee guida affermano anche: "I punti indicati sono intesi come la norma per una particolare infrazione. Gli Steward possono modificarli, tenendo conto di circostanze attenuanti o aggravanti. Tuttavia, l'autorità degli Steward di aumentare i punti assegnati è intesa per essere utilizzata solo in circostanze eccezionali". Considerando che si tratta della terza uscita di pista e dell'acquisizione di un vantaggio in una singola sessione, circostanza che abbiamo ritenuto aggravante, imponiamo 3 punti di penalità”.

Sempre nel corso del quindicesimo giro una volta esposta la bandiera bianco-nera Magnussen lascerà un’ulteriore volta la pista, ricevendo così ancora cinque secondi di penalità.

Anche in occasione del Gp domenicale di Miami Kevin Magnussen riceve dieci secondi di penalità (oltre a due punti di penalità sulla Superlicenza, che salgono così a dieci) per aver determinato la collisione che costringerà il pilota americano della Williams Logan Sargeant al ritiro. Nella fattispecie, nel corso del 28°giro il pilota danese nel tentativo di superare la Williams di Logan Sargeant (diciottesimo) finisce con il toccare con la sua gomma anteriore sinistra la gomma posteriore destra la monoposto del pilota americano, mandandola ad impattare con il retrotreno contro le barriere.
Tra il 30°e il 32°Giro Magnussen verrà chiamato ai box per effettuare la sosta approfittando della Safety Car, salvo poi non sostituire le gomme (avendole già cambiate nel corso del 23°giro, approfittando della Virtual Safety Car chiamata dalla Direzione Gara per rimuovere un cono finito in mezzo alla pista in curva 15), andando così a violare l’articolo 55.11 del Regolamento Sportivo. In questo caso la responsabilità più che del pilota è della Haas, ma gli Stewards decideranno di infliggere ugualmente un Drive Through (commutabile in 20 secondi di penalità a fine gara) al pilota danese.

Se a Monaco Magnussen viene graziato dalla Federazione in merito all’incidente che al via porterà al ritiro della Red Bull di Sergio Perez (determinato da un errore di valutazione del pilota danese), nelle successive gare di campionato il pilota Haas non commette infrazioni particolarmente significative (salvo una partenza falsa nel Gp di Spagna punita con cinque secondi di penalità, con i dieci punti di penalità sulla Superlicenza che restano fermi, implacabili sul pilota danese a mò di spada di Damocle in vista di un errore decisivo, che si verifica in occasione del Gp d’Italia, quando nel corso del 19°giro assistiamo a un leggero contatto senza conseguenza tra Magnussen e l’Alpine di Pierre Gasly, con entrambi i piloti in grado di poter proseguire. L’episodio verrà comunque sanzionato dagli Stewards, i quali infliggeranno dieci secondi di penalità al pilota danese, oltre ai due punti di penalità sulla Superlicenza, che arrivati a quota 12, determineranno in automatico la squalifica di Magnussen per il Gp d’Azerbaijan, dove, come detto, verrà sostituito da Oliver Bearman.

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