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F1 Grand Prix of Italy - Previews

MONZA, ITALY - AUGUST 29: Kevin Magnussen of Denmark and Haas F1 walks in the Paddock during previews ahead of the F1 Grand Prix of Italy at Autodromo Nazionale Monza on August 29, 2024 in Monza, Italy. (Photo by Clive Rose/Getty Images)© Getty Images

Dossier: la squalifica di Magnussen e i punti di penalità in F1

Alla luce dei due punti di penalità rimediati a Monza, Kevin Magnussen diventa il primo pilota nella storia della F1 a venir squalificato dall’introduzione nel 2014 delle penalità a punti sulla Superlicenza

10 giorni fa

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La Formula 1 e l’introduzione dei punti di penalità sulla Superlicenza

Dopo aver ricostruito il percorso che ha portato alla squalifica di Kevin Magnussen in vista del Gp d’Azerbaijan di Formula 1, andiamo ad approfondire in questo paragrafo la questione legata all’introduzione dei punti di penalità sulla Superlicenza.
Se la Superlicenza ha fatto il suo esordio ufficiale in Formula 1 nel 1984 come criterio fondamentale per poter guidare una monoposto della massima serie motoristica, bisogna dire che fino al 2013 compreso i vari incidenti che potevano verificarsi in pista venivano al limite puniti o con le varie penalità a tempo (o con il drive through, che consisteva nel passaggio in pitlane a velocità ridotta) o con delle multe a carico dei piloti (ad esempio per eccesso di velocità in pit lane) o delle squadre, senza però attribuire dei punti di penalità sulla Superlicenza. Sotto questo punto di vista non c’è dubbio sul fatto che sia stata la stagione 2012 a fungere da spartiacque nell’instillare nella Federazione la consapevolezza che fosse arrivato il momento di introdurre anche in Formula 1 qualcosa di molto simile alla patente a punti, in un momento in cui nella massima serie motoristica alcuni piloti erano soliti essere piuttosto aggressivi al momento di effettuare un sorpasso, non esitando anche a prendersi dei rischi. Non è un caso che proprio nel 2012 avvennero parecchi incidenti in pista, tra cui quello che caratterizzò il via del Gp del Belgio, che ancora oggi viene ricordato non solo come vedremo per la sua pericolosità, ma anche e sopratutto per il fatto che determinò la squalifica di un pilota (Romain Grosjean) che fu costretto a saltare il successivo Gp d’Italia a Monza.


Al via del Gp Maldonado (Williams) parte chiaramente in anticipo rispetto ai principali avversari, ma è nelle retrovie che succede il caos, con Grosjean (all’epoca dei fatti in Lotus) che nel tentativo di sopravanzare la McLaren guidata da Lewis Hamilton finisce per toccare con la sua gomma posteriore destra la gomma anteriore sinistra della McLaren, con la monoposto di Hamilton che una volta toccata l’erba finisce con il diventare incontrollabile e con il toccare il retrotreno della Lotus dello stesso Grosjean, il quale toccando a sua volta il retrotreno della Sauber di Kamui Kobayashi finisce con il decollare, arrivando a pochi millimetri dal casco della Ferrari all’epoca guidata da Fernando Alonso in un’epoca in cui le vetture di F1 non avevano ancora l’halo (sarebbe arrivato solamente nel 2018), con il pilota asturiano che a sua volta viene toccato sia dalla McLaren di Hamilton che dalla Sauber di Sergio Perez. Per Alonso, Hamilton e Perez la gara è da considerarsi subito conclusa, al pari di Grosjean, il quale verrà squalificato per la gara successiva di Monza essendo stato ritenuto dalla Direzione Gara il principale responsabile dell’incidente. Era dal 1994 (con Michael Schumacher) che un pilota non veniva squalificato in Formula 1 per motivi disciplinari.

L’incidente di Spa rappresenta quindi la classica goccia che fa traboccare il vaso in un’annata già contraddistinta da diversi incidenti (vedi ad esempio quello innescato da Pastor Maldonado ai danni di Lewis Hamilton a Valencia, e che portò al ritiro del campione inglese), e così la Federazione comincia a valutare seriamente la possibilità di introdurre anche per quanto riguarda la Formula 1 una patente a punti, con l’introduzione dei punti di penalità sulla Superlicenza. Se l’associazione dei piloti (la GPDA) è fin da subito favorevole per l’introduzione delle penalità a punti sulla Superlicenza, le squadre hanno qualche reticenza in più (in particolare Lotus per via di quanto avvenuto con Grosjean, Williams per via del comportamento troppo battagliero di Maldonado, Red Bull e Toro Rosso) in quanto temono che queste penalità possano avere un peso decisivo sopratutto nell’ultima fase della stagione, determinante per la conquista dei titoli piloti e costruttori.
Alla fine, però, alla luce del parere favorevole delle rimanenti sette squadre, la proposta arriva al Consiglio Mondiale della FIA, che il 28 Giugno 2013 approva le penalità a punti da introdurre a partire dalla stagione 2014, fissando in dodici il massimo numero di punti di penalità che un pilota può ricevere dagli Stewards nell’arco di un anno prima che scatti implacabilmente la squalifica. I punti di penalità, dunque, saranno validi sulla Superlicenza per un anno solare, dopodichè verranno automaticamente cancellati.

Una regola, questa, che dal 2014 è rimasta invariata fino ad oggi, con la totalità dei piloti che ha cercato di restare sempre entro i dodici punti di penalità. Almeno fino ad oggi, con Kevin Magnussen, come detto, primo pilota a raggiungere i dodici punti di penalità nell’arco di sole sedici gare di campionato, andando così a determinare la sua squalifica.

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Le reazioni alla squalifica di Magnussen

È inevitabile che la squalifica di Kevin Magnussen alla luce del raggiungimento dei dodici punti di penalità in Superlicenza abbia finito per diventare un argomento di discussione all’interno del paddock al termine del Gp d’Italia. A maggior ragione dopo il comunicato della Federazione, che ha ufficializzato la sua esclusione per il Gp d’Azerbaijan. Tra i piloti ad affrontare l’argomento sono stati in particolare Pierre Gasly (Alpine) e Fernando Alonso (Aston Martin), con il pilota asturiano peraltro divenuto dopo la squalifica di Magnussen il pilota più a serio rischio per una possibile squalifica, essendo arrivato (al pari di Sergio Perez) a 8 punti di penalità (se Alonso ha accumulato i suoi otto punti di penalità in Superlicenza tutti quest’anno tra Australia (3 punti, guida potenzialmente pericolosa), Cina (3 punti, aver causato un incidente), e Austria (2 punti, aver causato un incidente), Perez tra il 17 e il 24 Settembre vedrà sparire dalla Superlicenza i cinque punti di penalità accumulati lo scorso anno tra Singapore e Giappone).

Se al termine del Gp d’Italia una volta appresa la notizia della squalifica di Magnussen Pierre Gasly (il pilota coinvolto nel leggero contatto innescato dal pilota danese alla Variante della Roggia nel corso del 19°giro sanzionato con i due punti di penalità dalla Direzione Gara) non ha esitato a prendere le difese del pilota Haas definendo ingiusta la sua squalifica e auspicando che la Direzione Gara potesse in qualche modo tornare indietro sulla sua decisione, in quanto pur essendoci stato un contatto ruota a ruota alla fine non aveva perso tempo, ancora più esplicito è stato Fernando Alonso, secondo cui i punti di penalità andrebbero assegnati dalla Direzione Gara solamente nei casi di guida pericolosa (in cui un pilota rappresenta un pericolo al volante per lo sport e per gli altri), affermando che il leggero contatto tra Magnussen e Gasly avrebbe semmai meritato una penalità di cinque secondi o un drive through, ma non certamente la decurtazione di punti sulla Superlicenza.

Una situazione, quella determinata dalla squalifica per una gara di Magnussen, che indubbiamente continuerà a far parlare di se e che inevitabilmente porterà ad ulteriori contatti tra squadre, piloti e Federazione per valutare la possibilità di una minore inflessibilità nell’erogare i punti di penalità da parte degli Stewards, ma che per ora non sembra essere destinata a determinare alcuni cambiamenti, almeno nello stretto immediato. Spetterà, dunque, ai piloti (alla luce della rigidezza con cui i punti di penalità vengono erogati dalla Direzione Gara) di guidare nel modo più sicuro possibile per evitare di cadere in qualche infrazione, e sopratutto di mettersi nelle condizioni di dover arrivare alla fatidica quota 12, e di dover così saltare controvoglia un Gp di Formula 1.

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