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Il formidabile difensore olandese vinse due Coppe dei Campioni con Psv e Barcellona, segnando la rete decisiva nella finale del 1992 contro la Sampdoria
Quando ti danno "Rambo" come soprannome la fotografia è presto fatta: sei un giocatore di quel tipo lì, forte fisicamente e che incute timore. Ed effettivamente così era Ronald Koeman, fuoriclasse olandese che oggi 21 marzo compie 60 anni.
Se nasci in Olanda, a Zaandam per la precisione, e vuoi diventare un calciatore negli anni Ottanta il primo termine di paragone è con la generazione precedente, che aveva rivoluzionato il voetbal. Significa partecipare alla rivoluzione "totale", magari aggiornandola un po'. Ronald Koeman in tal senso diventerà un giocatore davvero unico nel suo genere, un difensore-libero coi piedi del trequartista e che volendo poteva giostrare anche a centrocampo. E con una leadership in campo con pochi paragoni.
Comincia seguendo le orme del fratello maggiore Erwin, con cui condividerà pezzi importanti di carriera. Vanno a giocare assieme per le strade di Zaandam, cittadina vicina ad Amsterdam. I genitori nicchiano e quando i due ragazzini vengono a reclamare qualcosa da bere o da mangiare la gettano loro dalla finestra, perché non perdano tempo. Importante per entrambi la parentesi al Groningen, squadra in cui "Ronnie", non ancora "Rambo", debutta quando è ancora minorenne. Nel campionato 1982-83 i due Koeman sono titolari, uno in difesa (Ronald) e l'altro a centrocampo (Erwin), poi è il minore che spicca realmente il volo: Ajax e poi Psv Eindhoven, segnando una valanga di gol per essere un difensore o un libero. Il suo trasferimento proprio dai Lancieri al Psv desterà molto scalpore, un vero "scippo" di mercato, ma in quel periodo è la squadra della Philips la leader in Olanda.
Il Psv allenato da Guus Hiddink punta forte su Ronald dopo che in passato con Erwin era andata meno bene. Con lui al centro della difesa invece è trionfo, a partire dalla Coppa Campioni vinta nel 1988 in finale contro il Benfica. Partita orribile, quella di Stoccarda, risolta ai calci di rigore. Il primo a segnare per gli olandesi è proprio Koeman, solita battuta violenta all'incrocio dei pali a spiazzare il portiere Silvino. Poi terminerà 6-5 con rigore decisivo sbagliato da Veloso (papà di Miguel Veloso del Verona) e parato da Van Breukelen. Prima Coppa Campioni per il Psv, ma che non sarà il primo titolo internazionale conquistato da Koeman, che pochi mesi dopo la vittoria di Stoccarda, sempre in Germania, porterà a casa l'Europeo con l'Olanda, di cui è chiaramente uno dei leader assieme ai vari Gullit, Van Basten e Rijkaard. C'è anche il fratello Erwin in quel gruppo.
Dopo tre anni stratosferici col Psv arriva la chiamata di un olandese speciale che sta allenando una squadra alla caccia della sua prima Coppa Campioni: è Johan Cruijff, col suo Barcellona già ribattezzato "Dream Team". Il traguardo arriva a discapito di una squadra italiana, la Sampdoria, nel 1992. Finale a Wembley tiratissima e che va ai supplementari; a sei minuti dalla fine fallo al limite dell'area a favore del Barcellona e Koeman con una rasoiata impressionante supera Pagliuca, azzerando le speranze dei blucerchiati. Uno dei gol più importanti nella storia del Barça, che conferma la grandezza di "Rambo", un difensore che in carriera ha segnato oltre 200 reti tra club e nazionale, molte delle quali appunto su punizione. Nessun altro difensore ha fatto meglio, compreso l'essere stato il capocannoniere di un'edizione della Champions League, nel 1993-94, con 8 gol, pur perdendo la finale con il Milan.
Tornerà in Olanda, Koeman, per chiudere la carriera al Feyenoord, diventando uno dei pochi ad aver indossato le maglie delle tre grandi del calcio oranje. Da allenatore avrà fortune alterne, collezionando più esoneri che titoli, l'ultimo dei quali proprio al Barcellona.
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