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Quando Agnelli rivelò in tv di aver fatto il nome dell’argentino a Boniperti: il blitz a Buenos Aires
La storia della Serie A è piena di bivi che hanno definito la carriera di un calciatore e segnato il destino di una squadra. Franco Baresi era stato scartato dall’Inter, che gli aveva preferito suo fratello Giuseppe. Michel Platini, prima di passare alla Juventus, era stato opzionato dall’Inter - ancora i nerazzurri - e poi non se n’era fatto nulla per le fortune di Madama.
La sliding door più clamorosa, tuttavia, sarebbe stata un’altra. Il grande “e se...” che avrebbe potuto cambiare la percezione e forse la carriera di uno dei binomi più identificativi di ogni epoca, quello tra Maradona e il Napoli.
Nel 1984 l’Avvocato Agnelli si era fatto intervistare da Gianni Minoli e al solito un po’ svaccato sulla sedia, la mano sul mento come nelle fotografie degli scrittori che si danno un tono, non era stato banale. Il giornalista gli aveva domandato, malizioso: «Senta, ma di calcio ci capisce più lei... o Boniperti?». Lui aveva sorriso con gli occhi e la bocca stretti come fessure e aveva cominciato con diplomazia: «Lui ha giocato e il parere di quelli che hanno giocato vale di più di quelli che non hanno giocato. Quindi senza dubbio lui».
Allora Minoli lo aveva incalzato, ricordandogli una sua boutade: «Quando Boniperti non segue i miei consigli fa delle sciocchezze». E a quel punto Agnelli aveva dovuto raccontare (alcuni sostengono “inventare”) un aneddoto di sei anni prima, al tempo dei Mondiali in Argentina.
L’Avvocato spiegò di aver telefonato a Boniperti per segnalargli un giovane campione da seguire, ovviamente Diego, ma storpiandolo in “Maradonna”.
«Questo nome mi sembra una bestemmia, non mi stia a scocciare», avrebbe risposto il grande dirigente, aggiungendo: «Se fosse qualcuno lo saprei».
Erano i mesi in cui addirittura il grande scrittore argentino Osvaldo Soriano suggeriva all’amico Giovanni Arpino: «La salvezza del Torino. Si chiama Diego Armando Maradona, ha 18 anni ed è il più grande giocatore (anche se è basso di statura) degli ultimi trent’anni». Quindi Diego, per quanto giovanissimo, non era uno sconosciuto. Figurarsi se uno come Boniperti se lo lasciava sfuggire.
Infatti, due anni dopo, pare che il dirigente bianconero fosse stato visto in un ristorante di Buenos Aires con Sivori, Maradona e il suo storico manager Jorge Cyterszpiler, tutti pronti a chiudere una trattativa che avrebbe avuto risvolti esplosivi. Non se n’era fatto nulla per colpa della Federazione argentina, che in vista del Mondiale 1982 non voleva che il suo nuovo gioiello giocasse all’estero. Altri tempi.
«La Juve era il mio grande sogno. A Torino avrei fatto collezione di scudetti e sarei ancora in una città dove puoi passeggiare tranquillamente», dichiarò Maradona in un’intervista livorosa all’amico Bruno Bernardi nei mesi del suo tormentato passaggio al Siviglia. Ma vuoi mettere Diego in bianconero?
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